Ravenna, finti tecnici del gas stordiscono e rapinano un 90enne

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«È stato un gesto da vigliacchi, per rubarmi poche centinaia di euro. Ho ormai novant’anni e per tutta la mia esistenza sono stato aperto agli altri. Starò attento ma non pensino che adesso io mi chiuda in casa». Giovanni abita a Ponte Nuovo praticamente da quando la zona del quartiere dove risiede è sorta. È sposato da 63 anni con Maria, che venerdì sulle 10:30 è a fare la spesa mentre due uomini sulla quarantina, italiani, uno brizzolato e l’altro con gli occhiali, suonano a casa sua. Sono vestiti da lavoro e allarmano Giovanni: «C’è una fuga di gas, dobbiamo verificare». Lui ha alle spalle la porta aperta e a quel punto fa scattare la serratura anche del cancello. I due non perdono tempo e si fiondano in casa: «Avevo notato che tenevano qualcosa in mano - spiega Giovanni -. Pensavo fosse il cellulare o uno strumento di lavoro. Solo alla fine della brutta esperienza che ho vissuto avrei scoperto di cosa si trattava».

L’anziano segue i due nell’abitazione e sente effettivamente l’odore di un gas, ma è più intenso, acre, e nell’aria è vaporizzato una sorta di fumo: «Ho sentito gli occhi bruciare e le gambe cedere». Mentre lo racconta, il 90enne di Ponte Nuovo ha ancora un occhio arrossato. Sta meglio, dopo una giornata di grande avvilimento e passata col senso di un’intimità violata. Mentre i due armeggiano in casa, Giovanni li vede indossare una mascherina, per poter effettuare il colpo senza essere a loro volta colpiti dall’effetto del gas che hanno spruzzato. Però quelli che si identificano come tecnici reggono la parte e si fanno accompagnare nelle stanze di casa, con Giovanni che è convinto che quel senso di disorientamento che sente sia dovuto alla fuga di gas in corso. Il tutto finisce pochi minuti più tardi, quando i malviventi giungono nella camera della nipote di Giovanni, che sta dormendo e a cui viene spiegata la situazione. Lei però non crede alla storia e chiama il 112. I due a quel punto si dileguano, dopo aver rubato 350 euro in contanti e aver portato via una pesante valigia di documenti, riguardanti per lo più la casa.

Poco dopo torna Maria, e vede davanti casa la macchina dei carabinieri: «Ho temuto il peggio, normalmente io e Giovanni andiamo sempre a fare la spesa insieme. Quella mattina però dovevo passare dalla banca e sono uscita sola». Fortunatamente nessuno ha avuto conseguenze pesanti da questa brutta esperienza: «Per tutta la vita ho provato a impegnarmi per la mia comunità, il mio quartiere e sono stato attivo politicamente. Ho aiutato tutti quelli che ho potuto - conclude Giovanni -. Se quei due giovani mi avessero presentato un’esigenza, i loro problemi, qualcosa avrei fatto. Invece mi hanno voluto truffare e l’unica cosa che concedo loro è il mio disprezzo».

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