Ravenna festival, Stravinskij secondo De Simone

A prima vista può sembrare bizzarra una traduzione dal russo al dialetto garganico delle Noces, la musica per il balletto che a firma di Igor Stravinskij debuttò nel 1923, a opera dei leggendari Ballets Russes di Diaghilev, al Théâtre de la Gaîté di Parigi.

Bizzarra, ma a ben guardare del tutto logica, se a realizzarla è Roberto De Simone: classe 1933, compositore, regista teatrale, studioso dell’espressività popolare nel Sud del nostro paese, capace di intrecciare la musicologia più alta con la ricerca etnologica.

Verità contadina

Solo lui poteva infatti cogliere quel nucleo di originaria verità contadina, quell’essenza rituale che si ritrova in epoche e culture tanto diverse, portarli in primo piano e trasformarli in strumento di sperimentazione espressiva tanto originale.

Così Les noces diventano Lo ’ngaudio, e vengono a costituire il cuore del primo degli omaggi che Ravenna festival ha programmato per il 50° anniversario della morte di Stravinskij, questa sera alla Rocca Brancaleone. Omaggio arricchito da due capolavori del repertorio contemporaneo: Psychopompos per 6 putipù e marimba, evocante anch’esso la dimensione rituale e sonora del Sud, composto da Giorgio Battistelli nel 1988, e l’accattivante e virtuosistico Quartet per 2 pianoforti e 2 vibrafoni che Steve Reich ha scritto nel 2013.

Inusuale organico

Accostamenti che già tradiscono l’inusuale organico che Stravinskij, dopo lunghe prove e titubanze, sceglie per la sua opera, conferendole una veste sonora radicale, in linea con quella sorta di prosciugamento formale che in quegli anni accompagnava il processo evolutivo della sua estetica: ensemble di percussioni (per la precisione undici strumenti) e quattro pianoforti, anch’essi chiamati a esaltare l’aspetto ritmico, a cui si aggiungono naturalmente le voci di quattro solisti e di un coro.

Ars Ludi, i pianisti e il coro

Nel concerto ravennate a interpretare la partitura sono chiamati l’autorevole ensemble di percussioni Ars Ludi, con i pianisti Monaldo Braconi, Marco Marzocchi, Stefano Micheletti, Francesco Carlo Leone, e insieme all’altrettanto esperto coro da camera Ready-Made Ensemble, e alle voci di Orietta Manente (soprano), Antonella Capurso (mezzosoprano), Francesco Toma (tenore) e Andrea D’Amelio (basso).

A dirigerli Marcello Panni, che con la musica stravinskijana, come con tutto il repertorio novecentesco, vanta una lunga consuetudine.

Tornando alla singolare “traduzione” di De Simone, vale la pena ricordare che, oltre all’assoluto rispetto della strumentazione e dell’intera partitura, con Lo ’ngaudio De Simone rispetta anche l’approccio di Stravinskij al testo: è questi infatti a sostenere un interesse per il testo, tratto e ispirato a fonti folkloriche, non tanto rivolto al significato, i riti nuziali, ma piuttosto al suono stesso delle parole, al loro ritmo, ai grumi fonetici che ne scaturiscono. Allo stesso modo il maestro napoletano utilizza il dialetto raccolto nelle sue indagini nell’area garganica, di cui rispetto al russo coglie «le coincidenze fonetiche e quindi la possibilità di ridare sonorità e significato rituale e religioso all’opera avvicinandola al nostro immaginario fonetico» ovvero a pratiche rituali che, pur in forme apparentemente lontane, accomunano le tradizioni russe a quelle del nostro sud.

Il concerto inizia alle 21.30.

Diretta su ravennafestival.org

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