Ravenna festival, Giovani Sollima e l'Inferno dantesco

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La capacità di invenzione, di visione, di sogno, fa di Dante il poeta di un’umanità sospesa fra desiderio e necessità del cambiamento, e del suo capolavoro un testo infinito, un paesaggio illimitato dalle mille e una vita. O, per dirla con Giovanni Sollima, un cantiere aperto: l’artista palermitano è l’autore della prima delle tre commissioni di Ravenna festival a compositori contemporanei: in attesa del Purgatorio di Tigran Mansurian e del Paradiso secondo Valentin Silvestrov, la prima assoluta di Sei studi sull’Inferno di Dante è in programma questa sera alle 21.30, alla Rocca Brancaleone. In scena accanto al compositore-violoncellista l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini diretta per l’occasione da Kristjan Järvi, il Coro della Cattedrale di Siena “Guido Chigi Saracini” preparato da Lorenzo Donati e Raffaele Pe, il controtenore che il Sunday Times ha definito una “star del barocco”.

L’appuntamento sarà anche in diretta su Rai Radio 3.

«Sulla Commedia – racconta Giovanni Sollima – lavoro dal 1999 quando a New York iniziai a raccogliere un gran numero di traduzioni dantesche. Ciò che mi colpiva allora e mi impressiona tuttora è il profondo radicamento di Dante nella cultura popolare, non soltanto italiana. Per la commissione di Ravenna festival sono tornato a indagare la matrice popolare dei suoi versi: ho navigato tra i canti dell’Inferno sostando sui momenti più visionari, ossia i luoghi, i volti, gli eventi visti dagli occhi del poeta».

Non poteva che essere Sollima a portarci all’Inferno : un diavolo di musicista per sei fermate nell’erebo… con più di una sorpresa. Il primo dei Sei studi è una sorta di contrafactum del celebre madrigale di Luzzasco Luzzaschi che intona i versi del III canto “Quivi sospiri ed alti guai”. Il secondo affida invece al controtenore i passi del II canto “Io era tra color che son sospesi”, mentre nel terzo, tratto dal XXV canto dove si descrivono le metamorfosi che affliggono i ladri puniti nell’ottava bolgia, le voci sono sottoposte a una forte pressione ritmica e sonora e procedono in sostanziale omoritmia. Il quarto studio, sui versi del V canto, “Nessun maggior dolore”, con cui Francesca introduce il drammatico racconto della relazione con Paolo, torna alla voce solista del controtenore che si alterna al coro. Gli ultimi due studi, infine, intonano alcuni passi tratti dal XXV canto con estrema libertà metrica.

Il programma si completa con un brano di Bach e due composizioni firmate da Sollima e dal direttore estone. Appuntamento in diretta su ravennafestival.live.

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