Ravenna chiede all'Europa oltre 1,5 miliardi per il patto contro la CO2

Operazione Ccs: Ravenna chiederà all’Europa oltre 1,5 miliardi, ma dal progetto escono Herambiente e Polynt. Il patto contro la CO2 entra nel vivo e le industrie aderenti al progetto lanciato da Eni e Snam hanno inviato ufficialmente, a inizio settimana, la loro candidatura al Cinea per attingere all’Innovation Fund Eu. La richiesta è su un dossier che supererà abbondantemente il miliardo e mezzo di euro, ma non arriverà ai due miliardi su cui si attestava in un primo momento.
Questo perché due dei protagonisti che si incontrarono all’hotel Mattei nell’estate scorsa per firmare il pre-accordo si sono sfilati. Polynt verosimilmente non sarà più partner, ma sarebbe orientato a rientrare come cliente del progetto. Herambiente rimarrà comunque aderente al Consorzio, ma è stata bloccata in questo step da vincoli che saranno introdotti nella legislazione europea. È lo stesso presidente, Filippo Brandolini, a precisare come Herambiente abbia «partecipato attivamente, insieme agli altri componenti del Consorzio, alla definizione del progetto di cattura e stoccaggio della CO2 (Ccs) di Ravenna con il proprio impianto F3 dedicato all’incenerimento di rifiuti pericolosi. Tuttavia - spiega il numero uno dell’azienda con sede a Ravenna - più recenti orientamenti normativi dell’Ue prevedono l’ingresso al 2028 nel sistema per lo scambio delle quote di emissione CO2 dell’Unione europea (Emission Trading) dei soli termovalorizzatori per rifiuti urbani, mantenendo l’esclusione per gli impianti di incenerimento per rifiuti pericolosi in virtù del loro ruolo di presidio ambientale e sanitario».
Si riassume così, nelle parole di Brandolini, il motivo per cui «Herambiente ha valutato opportuno dirottare i propri sforzi e le proprie risorse per lo sviluppo delle tecnologie di cattura della CO2 nei propri impianti di termovalorizzazione per rifiuti urbani e speciali non pericolosi, rinunciando al progetto di Ravenna. Nonostante la rinuncia - precisa però il presidente della partecipata del Gruppo Hera - continueremo a far parte del Consorzio delle aziende ravennati per il supporto al progetto e l’approfondimento dei temi legati alla Ccs».
Lo sforzo congiunto continuerà a coinvolgere comunque quattro grandi emettitori, ossia Cabot, Marcegaglia, Versalis e Yara per catturare complessivamente centinaia di migliaia di tonnellate di CO2, con la progettazione che è stata curata da Rosetti Marino, Nuovo Pignone e Giammarco Vetrocoke. La soluzione tecnologica è ora all’interno del dossier spedito al Cinea (l’Agenzia esecutiva europea per il clima, l’infrastruttura e l'ambiente) che avrà sei mesi per vagliare la documentazione e poi rispondere alla richiesta compiuta dalle quattro industrie del comparto “hard to abate” (le produzioni dove le emissioni climalteranti sono difficili da abbattere, ndr) e dai due partner che attueranno la captazione e lo stoccaggio dell’anidride carbonica, ossia Eni e Snam.
Che stimavano come, sin dal primo step dell’operazione sulla CO2, si potrebbero creare 500 nuovi posti di lavoro.

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