Ravenna. Arditi: "Niente cerimonia, ma nel 2024 covegni su Muti"

Questa mattina, per la prima volta dopo anni, il piazzale del cimitero davanti al monumento al Marinaio a Ravenna resterà deserto; non sarà così a Forlì, dove Villa Carpena, storica residenza di Benito Mussolini, ospiterà alle 10.30 una cerimonia e una messa in memoria del gerarca ravennate Ettore Muti, scomparso in circostanze mai del tutto chiarite il 24 agosto di 80 anni fa. E a celebrarla sarà un volto noto dei movimenti neofascisti italiani, “don” Giulio Maria Tam: le virgolette sono d’obbligo, perché il 71enne è ormai scomunicato da anni e la liturgia officiata non potrà dunque essere quella canonica. Nel frattempo, a Ravenna l’Anai (Associazione nazionale Arditi d’Italia), si riunirà per una commemorazione di carattere privato, abbandonando dunque quella dimensione pubblica che non ha mai mancato di suscitare polemiche nell’universo antifascista.
«Località segreta»
Quella di quest’anno potrebbe essere solo una parentesi: «Abbiamo deciso di ritrovarci in un’importante area privata a Ravenna, che voglio mantenere segreta – spiega il faentino Mirco Santarelli, referente territoriale degli Arditi –. Saremo sempre gli stessi, quelli che ogni anno si ritrovavano davanti al monumento al Marinaio, e sarà l’occasione per intavolare una discussione su come muoverci del 2024».Per il prossimo anno, infatti, l’intenzione di Santarelli e dell’Anai è quella di «ingrandire le celebrazioni», magari restando sempre all’interno di contesti privati ma ampliando il numero di iniziative collaterali. Come? «Quella di Muti, dopo Mussolini, è stata la figura più importante del suo periodo e va approfondita – sostiene Santarelli –. Pensiamo di organizzare convegni su di lui nel 2024, stiamo prendendo contatto con alcuni docenti che possano venire a Ravenna per spiegare il suo ruolo nella storia dell’epoca».
Cause e spese legali
Insomma, il rito in onore del gerarca potrebbe tornare ad assumere una forma pubblica con vigore ancora maggiore già dal prossimo anno, intanto per oggi ci si accontenta di un ritrovo «che per la legge – sottolinea ancora Santarelli – è del tutto assimilabile a una festa privata». Una precisazione cui tiene particolarmente, anche perché la decisione è figlia non tanto delle immancabili polemiche politiche, quanto dei risvolti legali che la celebrazione di Muti ha sempre portato con sé, con particolare intensità nel 2022: «Finora le cause che ci hanno coinvolto sono andate a finire nel nulla – dice Santarelli – ma ogni volta abbiamo dovuto pagare gli avvocati per difenderci». E così, anche se potrebbe sembrare un ossimoro, almeno per stavolta gli Arditi hanno scelto la prudenza.L’ex sacerdote “camerata”
Nella casa-museo di Villa Carpena si terrà invece la cerimonia in programma stamattina Forlì: l’ex sacerdote Giulio Maria Tam è finito più volte sotto i riflettori dei media nazionali per le prese di posizione di marca esplicitamente neofascista. Immortalato in video mentre intona “Faccetta nera” a una cena nel Bresciano nel 2020 o finito al centro di polveroni per rosari anti-islam, Tam è solito rivolgersi ai propri fedeli con l’appellativo di “camerati” e celebrare messe in occasione degli anniversari della nascita e della morte di Mussolini e della marcia su Roma. Quest’anno ricorderà anche il ravennate Muti, che nel volantino dell’evento pubblicato sui canali social di Villa Carpena è omaggiato come «il soldato più decorato d’Italia e d’Europa» e detentore del «record mondiale di ore di volo in guerra».Chi pensava che la Consulta antifascista di Ravenna sarebbe rimasta soddisfatta dalla mancata commemorazione pubblica della scomparsa di Ettore Muti, aveva ragione solo a metà: il presidente Carlo Boldrini e il vice Andrea Maestri sostengono infatti con una punta d’amarezza che «la rinuncia a celebrare il gerarca non è dovuta al rispetto della legalità repubblicana, in verità poco garantita da chi di dovere». E così anche oggi, di fronte a quella che potrebbe essere interpretata come una vittoria, i vertici della Consulta preferiscono mettere l’accento sui trascorsi degli ultimi 20 anni, durante i quali «si è dovuto assistere al padroneggiante neofascismo senza alcun diritto, specchio del revanscismo con intenti di proseliti e propagandistici». Insomma, a detta degli antifascisti, l’assenza di stamattina degli Arditi dal piazzale antistante il cimitero non ripaga di anni di adunate «tenute violando l’articolo 4 della legge 652/52 sull’apologia del fascismo», nelle quali i nostalgici «cercavano consensi e adesioni». Per la Consulta l’allarme nero non è dunque svanito e «il pericolo è immediato» in quanto, «piaccia o meno, l’attività autoritaria neofascista in Italia ed Europa è realtà». Un esempio, argomentano Boldrini e Maestri, sarebbe rappresentato dai tentativi di «cambiare la Costituzione inserendo elementi di autoritarismo come il presidenzialismo e l’autonomia locale differenziata».