Ravenna, aiuta lo stalker con l'amante. Donna a processo

Si sarebbe intromessa in una già spinosa relazione a tre, aiutando un amico – amante ormai respinto – a contattare ripetutamente la donna con la quale aveva avuto una relazione extraconiugale, e pure il marito di lei ormai a conoscenza della tresca. Il ruolo di “quarto incomodo” è costato l’accusa di molestie telefoniche per una 50enne romana. Si è opposta a un decreto penale di condanna col quale se la sarebbe cavata pagando 250 euro per estinguere il reato. Invece, a processo davanti al giudice monocratico Beatrice Marini, c’è finita da sola. Il conoscente, quasi coetaneo e residente nel Ferrarese, ha fatto giusto in tempo a smarcarsi l’anno scorso dall’accusa di stalking quando ancora era possibile farlo, pagando alla vittima 5mila euro. Le sue insistenze non solo avevano fatto saltare il matrimonio; il 3 dicembre 2017 gli erano costate l’arresto quando, recandosi sotto casa dei coniugi, aveva sventolato la biancheria intima della donna e mostrato su un Ipad foto e video che la ritraevano in atteggiamenti intimi. Una vendetta messa in atto quando ormai la donna – tutelata dall’avvocato Andrea Visani – aveva confidato al marito i problemi derivati alla relazione già chiusa, nella speranza di salvare il rapporto coniugale. Il giorno prima di quell’episodio, stando alle indagini condotte dai carabinieri, lo stalker si era rivolto all’amica. L’aveva conosciuta nell’ambito della sua attività come fisioterapista. Sentita ieri (difesa dall’avvocato Carlo Arnulfo del foro di Roma) ha risposto alle domande del vice procuratore onorario Pietro Plachesi, dicendo di essersi limitata a prestargli il telefono per consentirgli di comunicare con la donna che aveva bloccato le sue telefonate e i suoi messaggi. Eppure, da una delle intercettazioni telefoniche finite negli atti, sarebbe emerso tutt’altro. La 50enne non solo avrebbe consigliato allo stalker come muoversi per riconquistare l’amata; gli avrebbe suggerito di chiederle pure 500 euro. E avrebbe infine inviato due messaggi vocali via whatsapp al telefono del marito tradito, incolpandolo dell’arresto dello stalker. Ci sarebbero anche altri messaggi scritti secondo l’accusa a quattro mani, che alla fine hanno fatto naufragare definitivamente il matrimonio. Fra questi la frase riportata nel capo d’imputazione: “Arriverò per parlare con lei di sua moglie”.

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