Ravenna, aggressione a Bezzi: condanna confermata per Cagnoni
La Corte di Appello di Bologna ha confermato la sentenza pronunciata nel 2021 dal Tribunale di Ravenna, con cui Matteo Cagnoni era stato condannato a quattro mesi e dieci giorni di reclusione per i reati di lesioni e minacce nei confronti di Stefano Bezzi e al pagamento delle spese processuali e di una provvisionale a favore della parte civile. Respingendo l’appello proposto dalla difesa di Cagnoni - attualmente detenuto nel carcere di Opera dove sta scontando l’ergastolo per il femminicidio della moglie Giulia Ballestri avvenuto nel settembre del 2016 - la Corte d’Appello ha confermato i capi civili della sentenza e ha condannato l’ex medico ravennate alla refusione delle spese di assistenza e difesa del secondo grado. I fatti oggetto del processo di ieri risalgono al 12 agosto del 2016, poco più di un mese prima del massacro di via Padre Genocchi. L’ex dermatologo, durante il processo in Assise, aveva ammesso di aver aggredito Bezzi in piazza Torino a Marina Romea. Un’aggressione dettata dalla gelosia, perché da poco Cagnoni aveva avuto conferma che quell’uomo era la persona con la quale la moglie aveva deciso di farsi una nuova vita. «È un comportamento che non mi si addice, tornassi indietro non lo farei più» aveva detto al giudice durante il processo di primo grado. In quella stessa circostanza – collegato in videoconferenza dal carcere nel quale era detenuto – si era dichiarato «dispiaciuto», pur minimizzando l’episodio, che a suo dire si sarebbe verificato faccia a faccia e non alle spalle. Cagnoni aveva raccontato di averlo colpito con uno schiaffo e di averlo inseguito per qualche passo, intimandogli “stai lontano dai miei figli, bada a te”, ma alla fine aveva deciso di desistere perché Bezzi correva più veloce. Secondo il quadro accusatorio, l’ex dermatologo di Ravenna non si era limitato al solo schiaffone, ma aveva pronunciato nei confronti del “rivale” le parole «ti ammazzo». La frase era stata smentita dall’imputato. A spiegare i contorni di quella minaccia era stato lo stesso Stefano Bezzi tutelato dall’avvocato Leone Spadoni. Quel giorno, stando al suo racconto, stava aspettando la figlia e l’ex moglie in arrivo dalla spiaggia di Marina Romea, quando improvvisamente aveva sentito avvicinarsi un’auto alle sue spalle. Solo dopo i primi due colpi ricevuti tra nuca e collo si era accorto di trovarsi di fronte a Cagnoni, il quale gli avrebbe detto frasi come, “ti ammazzo, ti spacco la faccia, codardo”, inveendo «a mano chiusa, scoordinato, con rabbia».