"Qui entrava tutto il fiume. Siamo un po' avviliti ma ce la faremo": a Cesena lo storico ristorante Pitto non molla

«Oggi un cliente ha chiamato per sapere se eravamo aperti. Non sapevamo se ridere o piangere. Fra di noi e con i tanti amici che ci stanno dando una mano ogni tanto ridiamo un po’ per tirarci su di morale, ma è dura». Con la voce roca, i capelli arruffati e un sorriso tirato Paola e Patrizia Amadori, titolari dello storico ristorante Pitto in via Zuccherificio, raccontano l’alluvione che ha travolto la loro attività e le loro vite. Il ristorante Pitto, che gestiscono da tre generazioni, si affaccia sul fiume Savio. Patrizia, una delle sorelle titolari, abita poi proprio lì sopra. Erano abituate a ritrovarsi l’acqua del fiume in cantina: «Avevamo anche mandato diverse segnalazioni per far pulire l’argine dalla vegetazione, ma una cosa così non era mai successa».

Nella sala i pochi oggetti salvi

Quella che era la sala da pranzo di Pitto ora è diventata un luogo in cui accatastare le cose che si può provare a salvare, piatti, «che abbiamo lavato a mano nei secchi solo per togliere il fango», posate e quel poco altro che si è salvato. Qui e nella cucina l’acqua è arriva a quasi un metro di altezza, ma il disastro è avvenuto nelle cantine «che erano piene fino al soffitto. Abbiamo dovuto buttare tutto, i freezer pieni di cibo, la dispensa, tutta la lavanderia - racconta Paola - della cucina dovremo vedere cosa si è salvato. Ma per farvi capire la forza con cui l’acqua è entrata in poco tempo basta dire che ha rovesciato un freezer di due metri, tutto pieno e nella sala ha staccato dal muro un grande bancone di legno che era pieno di piatti e vettovaglie. L’acqua poi è arrivata a tre gradini delle scala per andare al piano superiore, dove abita mia sorella e dove ci eravamo rifugiate».

Il disastro in 15 minuti

Rifugiate perché tutto è accaduto in poco tempo, quasi quindici minuti. «Quel giorno abbiamo lavorato fino alle 15, poi quando i clienti sono andati via vedendo la tanta acqua nel fiume abbiamo attivato le due pompe che avevamo in cantina, perché era già successo che il fiume entrasse lì, e stavamo iniziato a buttare l’acqua che entrava coi tira acqua verso le pompe quando una delle nostre ragazze ci ha urlato «entra tutto il fiume, venite via!». In 15 minuti l’acqua è salita alla terrazza, in cucina e un vigile urbano ci ha detto di salire al piano superiore. Una delle nostre ragazze, che abita qui di fronte, si era un po’ attardata per aiutarci e quando ha attraversato la strada per andare a casa l’acqua in via Zuccherificio le arrivava già alla vita». «Fra le due case, dove ci saranno circa due metri di distanza, l’acqua sembrava come sparata da un getto. Siamo rimaste fino alle tre di notte sulla terrazza del piano superiore a guardare la situazione, passavano i vigili del fuoco sui gommoni che si sinceravano di come stavano le persone. Verso sera poi l’acqua si è ancora di più alzata, dopo essersi riabbassata nel pomeriggio ed il mercoledì piano piano ha iniziato a calare. Ma sulla via dal semaforo al distributore aveva ristagnato».

Tanta solidarietà

Paola e Patrizia nei giorni successivi sono state aiutate da tanti amici, volontari, ragazzi amici dei figli e clienti. «Sono venuti in tanti, ogni giorno ad aiutare a togliere l’acqua ed il fango. Nella cantina, assieme a Davide Giuliani di Casalboni spurghi, hanno lavorato in tanti per svuotarla. Ogni giorno poi portavano qualcosa da mangiare, chi una lasagna, chi un giorno la spesa. Impossibile ora come ora dire quando riapriremo, fare un conteggio dei danni. Certo siamo avvilite, ma ce la faremo».

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