Quarant’anni fa l’ultima battaglia di Gilles Villeneuve

Quaranta anni esatti. Sono quelli passati da quel 25 aprile 1982, nel quale la Ferrari conquistò la sua prima vittoria ad Imola. Un ricordo più amaro che dolce nella mente dei tifosi over 50 della Rossa: “il tradimento”, “lo sgarbo”, “il pasticciaccio ai box”, le definizioni si sprecano, per nulla scolorite dal tempo, ma un solo fatto rimane crudelmente vero…la primissima vittoria Ferrari ad Imola, coincise con l’ultimissimo Gran Premio nella vita di Gilles Villeneuve.
Fu un inizio di annata 1982 tormentato, per la Ferrari e per l’intera Formula 1. La Scuderia arrivò in riva al Santerno, quarto Gp stagionale, con un misero singolo punto nella classifica costruttori, frutto di uno scialbo 6° posto di Pironì in Brasile. Addirittura Villeneuve aveva inanellato solo delusioni: la più beffarda tre settimane prima nel Gp degli Stati Uniti a Long Beach, dove il suo terzo posto era stato cancellato da una squalifica. La Ferrari lo aveva mandato in pista con due goffi alettoni posteriori allineati, entrambi della lunghezza massima consentita, per protesta contro i costruttori inglesi che avevano trovato uno stratagemma per correre sottopeso.
Imola doveva rappresentare l’inizio della riscossa: Villeneuve, a Maranello da cinque stagioni, non aveva mai vinto in terra italiana, e nel 1979 a Monza si era sacrificato alle spalle del compagno Scheckter, scortandolo da vicino verso la vittoria e la conseguente conquista matematica del Mondiale, rinunciando lui stesso a quel successo che lo avrebbe mantenuto in corsa per il titolo.
Arrivò ad Imola una Formula 1 dilaniata dalle polemiche: i costruttori inglesi, che già avevano inviato i loro camion nel paddock del Santerno, tornarono a casa il 20 aprile quando la Federazione accolse il reclamo di Ferrari e Renault contro gli stessi inglesi (McLaren, Williams, Lotus, Brabham) cancellandoli dalla classifica del Gp del Brasile per aver corso sotto il peso minimo. Con l’opposizione credibile delle sole Renault, la vittoria della Ferrari ad Imola appariva finalmente come una concreta speranza.
Nelle qualifiche furono comunque le gialle francesi a monopolizzare la prima fila, con Arnoux davanti a Prost, mentre Villeneuve (3°) rifilò più di un secondo al compagno Pironì. Decine di migliaia di tifosi arrivarono sulle colline di Tosa e Rivazza nelle primissime ore di quel 25 aprile, sfidando una notte gelida in cui la temperatura rimase di poco sopra lo zero (difficile dimenticarlo anche per il sottoscritto).
Villeneuve partì senza il musetto anteriore, a differenza di Pironì (quelle F1, con le minigonne, avevano un effetto suolo esasperato). La Ferrari di Gilles era così un po' più veloce sul dritto, ma pagava dazio nei tratti guidati per il minor carico anteriore. Prost, scattato in testa, sparì presto per problemi elettrici, l’altra Renault di Arnoux si difese eroicamente, mantenendo a lungo la testa della gara, mentre nelle immediate vicinanze Villeneuve e Pironì se le davano di santa ragione. Rimane nella memoria di tutti, ben visibile dalla collina della Tosa, un sorpasso da urlo di Gilles ai danni di Pironì in piena velocità all’esterno del Tamburello: nessuno lo aveva mai fatto e nessuno più lo farà.
A 15 giri dal termine, il motore Renault del leader Arnoux si trasformò in falò dalle parti del Tamburello, lasciando campo libero a 20 minuti di ordinaria follia fra i due piloti Ferrari, in lotta per la vittoria. Furono forse 7 o 8 i sorpassi fra Gilles e Didier, mentre dal muretto Ferrari spuntavano cartelli per entrambi con l’enigmatica scritta “slow”. Villeneuve commise forse l’ingenuità di sorpassare Pironì in staccata al penultimo passaggio alla Tosa, lasciando al compagno l’ultimo colpo in canna cinque chilometri dopo. In realtà Gilles voleva forse cautelarsi, pensando che all’inizio dell’ultimo giro sarebbe finalmente spuntato ai box un cartello “keep positions” che lui, leale da sempre, avrebbe sicuramente rispettato.
Quel cartello non uscì mai fuori: Pironì infilò Villeneuve in staccata all’interno nell’ultimo passaggio alla Tosa, nel silenzio irreale del muro umano di tifosi della Rossa. La Ferrari del canadese, con poco carico, arrancò tristemente fra Rivazza e Variante Bassa, in un estremo tentativo di sovvertire l’esito finale.
Sul podio l’ingegner Nosetto cercò inutilmente di consolare Gilles, che (si narra) ebbe parole di fuoco ai box contro il team manager Piccinini (“adesso cercatevi un altro pilota”). Da ricordare che l’ingegner Forghieri, anima e mente del box Ferrari, non era purtroppo presente quel giorno ad Imola per problemi familiari.
Villenueve accusò apertamente Pironì di tradimento: testimoni raccontarono di un feroce faccia a faccia fra i due nel dopo gara, con Gilles che anticipò al compagno che non gli avrebbe mai più rivolto la parola. Purtroppo, aveva davanti a sè solo 13 giorni di vita per tenere fede alla sua promessa.