Prendi l'arte e mettila da parte. Il mercato "tira" ancora in Romagna

Forse è stata la voglia di “possedere” per un attimo qualcosa di prezioso; forse voleva capire a modo suo cos’è un’opera d’arte. Fatto sta che la visitatrice della Fiera dell’arte di Miami che ha fatto cadere dal piedistallo il cane-palloncino di Jeff Koons mandandolo in mille pezzi, adesso è nei guai: la scultura valeva 42mila dollari!
Già. Né il covid prima né la crisi energetica dopo, sembrano aver intaccato più di tanto il mercato dell’arte. Gli amanti del genere continuano ad investire. Ne parliamo con due esperti riminesi, un gallerista e mercante d’arte esperto di arte contemporanea e uno stimato antiquario.
Il gallerista
Matteo Sormani è direttore artistico della galleria Augeo Art Space in corso d’Augusto, ma anche titolare della piattaforma Art Preview che lancia sul mercato gli artisti che le si affidano. Sormani parla di «forte crescita del mercato. Oggi, rispetto a prima, organizziamo meno mostre ma più importanti. Oltre le mostre infatti, bisogna portare gli artisti italiani dove c’è più richiesta e più possibilità economiche, cioè all’estero. Qui si trova un mercato cresciuto del 1000 per 100 negli ultimi anni. Il tutto oggi, avviene sempre più spesso online. Anche le fiere del settore si stanno riposizionando tenendo presente questo concetto. Basti pensare che il maggior azionista di Art Basel, Rupert Murdoch (il finanziere proprietario di network televisivi in mezzo mondo) è anche il proprietario di Artsy, la maggiore società di intermediazione artistica online. Dal mio punto di vista, io che curo numerosi artisti romagnoli attraverso la piattaforma Art Preview (premiata recentemente a livello internazionale), devo muovermi tra Città del Messico, Londra, Miami, Basilea, dove c’è un pubblico numeroso e attento. Dove girano molti soldi: basti pensare che una delle centrali che tiene le fila di tutto il contemporaneo è la Ubs, l’Unione delle banche svizzere. Quest’aura internazionale rende tutto più attraente soprattutto per i giovani appassionati dell’arte. E gli interscambi con gli altri settori, tipo la moda, sono continui: basti pensare che Vuitton Uomo si è affidata a un cantante come Pharrell per le sue collezioni!».
E aggiunge: «Gli artisti locali che rappresento l’hanno capito e si muovono in questa direzione. Luca Giovagnoli, per esempio, attualmente espone in una catena di gallerie in Australia, poi in Norvegia, adesso abbiamo chiuso un contratto per Taiwan. Il mercato è questo, ti devi evolvere, rivolgerti a un consumatore attento alle tendenze. A Milano presto incontrerò una modella, artista, stilista, molto interessante perché incrocia tutti questi suoi talenti. Ma potrei fare tanti altri esempi. L’importante è avere un bravo agente, un procuratore come si dice nel mondo del calcio, che proponga le tue opere alle gallerie attraverso i suoi contatti. E allora ti fai conoscere fuori, ti espandi e cominci a vendere bene. Io ho in scuderia Davide Frisoni, Leonardo Blanco e Allesandro La Motta e Cecil Cornet che presto conoscerete. Ma anche la riminese Maria Luisa Taddei, le cui opere sono esposte al Palacongressi di Rimini. Ah, tra l’altro, questo delle Fiere è un altro canale molto interessante. Da tempo lavoro con Ieg a Rimini e Vicenza, perché sono interessati all’arte come strumento di comunicazione che mette in contatto i loro clienti e collezionisti».
L’antiquario
Proprio a pochi passi dall’Augeo, in piazzetta Zavagli (a palazzo Zavagli, dove nacque René Gruau!), si trova lo studio di Mario Mussoni, stimato antiquario riminese, da decenni sul mercato: grazie alla sua competenza, riscuote la fiducia di decine di appassionati e collezionisti. Anche lui conferma che «in linea generale c’è questa tendenza nelle generazioni più giovani di preferire l’arte contemporanea a quella antica. Il che non vuole dire che non ci sia chi privilegia la qualità e la rarità di un’opera del passato. Tant’è vero che ancora oggi l’arte antica si vende numericamente (come opere) meno di quella moderna, ma fa più soldi. C’è ancora un pubblico che investe nell’arte: per alcuni l’arte antica mantiene un fascino che la moderna non ha, questo quando c’è una rarità e qualità, una sicurezza della provenienza, e anche una letteratura sull’opera e sull’autore. Se guardiamo attorno a noi, vediamo che un grande imprenditore locale come Maggioli che investe nell’arte antica e i suoi clienti possono ammirare opere del Cagnacci all’interno di un suo ristorante. Ma naturalmente il discorso si amplia molto a livello internazionale. L’arte contemporanea spesso è legata a gallerie che pompano alcuni autori che quindi diventano di moda e le cui quotazioni salgono. Ma nessuno garantisce che poi non si sgonfino e perdano valore. L’arte antica è più consolidata. Il mercato ha più punti di riferimento certi. Anche se pure nell’antica ci sono sempre state le mode: prima andavano molto i paesaggi, le battaglie, le nature morte, i collezionisti le cercavano e le pagavano bene. Adesso invece predomina l’arte figurativa che è molto più ricercata e costa di più. Ma in sostanza la divisione netta tra arte moderna e antica è data dalla cultura: un’opera contemporanea non ha bisogno di studi e approfondimenti per essere capita e apprezzata. Viceversa l’arte antica ha bisogno di molta competenza».
E come si fa a non prendere una fregatura?
Ancora Mussoni: «Devi trovare un antiquario serio avere con lui un rapporto di fiducia. Gianni Agnelli aveva un grande antiquario a Torino, e tutto il mercato sapeva che doveva passare da lui, se voleva vendere all’avvocato. E poi molto importanti sono le case d’asta e le mostre mercato che hanno al loro servizio esperti veri. Più il nome della casa e della fiera è conosciuto, più il rischio di comprare un falso è basso. Bisogna ricordarsi comunque che un’attribuzione è credibile quando è suffragata dagli storici dell’arte. Salvo eccezioni: e ci sono stati casi clamorosi nella storia».

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