Premio Dante a Linus: parla la presidente onoraria della Crusca

La lingua di Dante e quella delle radio, dalla blasonata Rai Radio 3 alle radio private. Sembrerebbero mondi lontanissimi… eppure, a ben guardare, esistono vicinanze e parentele insospettabili se si resta in superficie e ci si fa condizionare da qualche pregiudizio.

Lo dimostra il Premio Dante Ravenna che oggi alle 21 il festival ravennate “Prospettiva Dante” assegna a Pasquale Di Molfetta ossia Linus, storico conduttore di Radio Deejay. La premiazione, ospitata al mercato coperto, viene condotta da Nicoletta Maraschio, presidente onoraria dell’Accademia della Crusca, illustre istituzione a tutela della lingua che affianca con la sua consulenza scientifica la direzione artistica di Domenico De Martino.

Il suo intervento di presentazione si intitola appunto “La lingua della radio”: ma quali caratteristiche ha questo linguaggio rispetto ad altri che fanno parte della nostra comunicazione?

«Si tratta innanzi tutto di un parlato pubblico trasmesso – risponde Nicoletta Maraschio – al pari del parlato televisivo, quindi con caratteri diversi dal parlato faccia a faccia in quanto è unidirezionale, anche se le radio coinvolgono sempre più i propri ascoltatori dando loro voce, e facendoli diventare in qualche modo protagonisti».

Da questo flusso di parole è possibile trarre dei caratteri specifici, la “lingua della radio”, appunto?

«Sì, ce ne sono molti e uno di questi è la velocità di eloquio. L’Accademia della Crusca fin dagli anni Novanta ha esplorato il tema dell’italiano trasmesso e ha costruito un corpus, il Lir (Lessico di frequenza dell’italiano radiofonico) comparabile con il Lip (Lessico di frequenza dell’italiano parlato) costruito da Tullio De Mauro e dai suoi allievi. E per quanto riguarda la velocità, se a Milano la velocità media del parlato è di circa 140 parole al minuto, alla radio è molto superiore. A Radio Deejay i conduttori, introducendo la musica o dialogando fra loro o con gli spettatori, arrivano a ben 205 parole al minuto, con un’accelerazione enorme rispetto al parlato quotidiano».

E ne sono consapevoli?

«Un professionista esperto come Linus, sì. Infatti nel suo libro Parli sempre di corsa, in cui racconta delle sue maratone per il mondo, non manca di osservare che nel tempo ha cercato di rallentare il suo parlato alla radio giudicandolo troppo veloce».

Ma nella vostra analisi emerge se, e in che misura, questa modalità si riflette sul parlato quotidiano?

«Oggi il parlato radiofonico è uno specchio della realtà linguistica italiana visto che vi entra il multilinguismo del nostro paese. È chiaro però che ogni varietà vi viene amplificata e si ascolta spesso un iper parlato che fa parte della natura del mezzo. Ascoltando qualsiasi emittente si è esposti infatti a una quantità di parlato come non capiterebbe mai nella vita. La radio quindi finisce per creare attraverso il suono una realtà che non coincide con quella vera né per quantità né per qualità… anche se poi fra le emittenti ci sono molte differenze».

E questa realtà alternativa è ben rappresentata da Linus.

«Linus è, ed è stato, uno dei protagonisti della storia della lingua della radio in Italia. Lui stesso dice che ha sempre voluto dare spazio oltre che alla musica alla parola, e Radio Deejay è stata all’avanguardia almeno nel nostro paese nel praticare la crossmedialità, visto che per esempio organizza eventi e ha una sua emittente televisiva. Insomma, è luogo di coinvolgimento, di azioni, di socialità, e la parola vi ha un ruolo sempre più centrale, in gran parte per merito di Linus che ne ha una cura particolare».

In che senso?

«Lui cerca sempre di rimanere vicino al pubblico, ma allo stesso tempo usa con consapevolezza l’italiano, e questo anche per quanto riguarda la scrittura, come vediamo dai libri. Nelle sue trasmissioni inoltre si notano puntiglio, metodo, attenzione per la lingua e per una sua “messa in scena” efficace e d’impatto. Tant’è che si concede di riflettere sulla storia delle parole, sulla loro etimologia, per esempio andando a discutere sul significato di termini come “palinsesto”».

Viva la radio, allora!

«Lo scorso 13 febbraio si è svolta la giornata mondiale della radio dedicata quest’anno al tema di grande attualità “radio e pace”. È infatti uno strumento inclusivo, dà voce, permette il dialogo anche a chi sta lontano: uno dei motivi del successo attuale di questo mezzo. Inventato cento anni fa, è stato capace di rinnovarsi avvicinandosi sempre più alle persone, con leggerezza. E, cosa che non guasta, senza neppure costare tanto!».

Linus si confronta con le terzine dantesche alle 17, alla Tomba di Dante.

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