"Piccolo corpo" di Laura Samani al Bellaria Film Festival

«Ciò che più mi interessa è girare nella natura e nei luoghi veri: i luoghi in cui sono cresciuta, riportare gli accenti e i suoni sentiti fin da piccola, i colori di cui mi sono riempita gli occhi».

Dice Laura Samani – regista trentaduenne, fresca vincitrice del David di Donatello con il film Piccolo corpo, nella categoria miglior regista esordiente – di non sapere «quale sia la mia poetica, io stessa sono il risultato di stratificazioni progressive».

Diplomata al Centro sperimentale di cinematografia con una tesi su David Lynch, friulana, ha partecipato con il suo primo cortometraggio (La santa che dorme) nel 2016 al Festival di Cannes.

Con Piccolo corpo – definito dalla critica un «gioiello produttivo» – aprirà oggi la programmazione della 40ª edizione del Bellaria film festival (ore 15.30, cinema Astra) dove in serata arriverà invece un’altra autrice nata come lei negli anni Ottanta, Carla Simòn, ora giunta al successo internazionale con il film Alcarràs che sarà presentato in anteprima nazionale alle 21.30 al cinema Astra.

Piccolo corpo, uscito in Italia a febbraio, tornerà ora in sala sulla scia del premio ai David. La storia, ambientata in Friuli nel ’900, racconta di una giovane madre che compie un viaggio con il proprio neonato morto verso un luogo di montagna dove si narra che i bambini vengano riportati in vita per un solo respiro, per poterli battezzare.

Laura Samani, per il suo film d’esordio ha compiuto una scelta autoriale forte: attori per lo più non professionisti che recitano in dialetto friulano. Che impatto ha avuto finora “Piccolo corpo” sul pubblico?

«Alla sua prima distribuzione è andato molto bene. Anche grazie al passaparola i risultati sono stati quasi commoventi. Ho scelto di raccontare questa storia, che in definitiva parla di paura del distacco e dell’importanza di imparare a separarsi da chi si ama, dopo essere venuta a conoscenza dell’esistenza dei santuari del respiro, che un tempo erano in tutto l’arco alpino».

La protagonista Agata è interpretata da un’attrice non professionista, Celeste Cescuti. Per il ruolo di Lince, un personaggio all’apparenza di genere “fluido”, troviamo invece Ondina Quadri. Come è arrivata a queste scelte?

«Celeste si era presentata a un open casting pensando fosse per comparse, mi ha colpito il suo carattere molto forte e con un sacco di dignità. Per il ruolo di Lince stavo cercando una persona della mia regione per via del dialetto, ma poi la scelta è caduta su Ondina Quadri che nonostante sia di Roma è stata straordinaria: recita in carnico, un dialetto difficilissimo, ed è risultata molto credibile».

Info: www.bellariafilmfestival.org

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