Si chiude stasera “Piazze di cinema” a Cesena. Alle 21.30, chiostro di San Francesco, Antonio Maraldi del Centro cinema annuncia la o il vincitore del Premio “Monty Banks” per opere prime e seconde decretato dal pubblico. A seguire torna la voce dell’indimenticabile Charlie Chaplin nel celebre “Il grande dittatore” del 1946. Chiude la proiezione di “Est. Dittatura last minute” (2019) alla presenza dei produttori Maurizio Paganelli e Andrea Riceputi; dal racconto del loro viaggio giovanile in Romania, alla vigilia della caduta del Muro di Berlino, il regista Mario Pisu ha realizzato la pellicola pluripremiata. Il 25° concorso “Cliciak. Scatti di cinema” ha scelto vincitori e segnalati. Migliore fotografia a Massimo Calabria e segnalazione a Gianni Fiorito; Miglior serie fotografica cinema: Francesca Cassaro e Stefano Schirato; Miglior serie fotografica tv: Fabrizio De Blasio e Stefania Rosini. Premio speciale a Mario Spada per “Qui rido io”; Premio Giuseppe e Alda Palmas a Federico Botta; Premio speciale “Portrait ritratto sul set” sezione bianco e nero: Angelo R. Turetta, segnalazione Andrea Miconi; colore: Eduardo Castaldo e segnalazione Loris T. Zambelli. L’attrice romana Silvia D’Amico (1986) è stata madrina di Cliciak; è intervenuta “all’Aperitivo coi fotografi”, in un incontro che ha riportato l’atmosfera del cinema delle prime edizioni.
Lei D’Amico si è fatta notare sin dal film d’esordio, però si formata al teatro nell’Accademia Silvo D’Amico.
«È vero, recitavo sin da piccola e il teatro era ciò che volevo fare. Dopo l’Accademia per due anni ho girato nei teatri italiani con Carlo Cecchi, un’esperienza fondamentale. Il cinema è arrivato per caso, dopo un provino per il regista Giuseppe Piccioni che mi scelse per “Il rosso e il blu”; da quel momento il linguaggio del cinema mi ha conquistata, per lo sguardo diverso».
Che cosa preferisce?
«Il cinema riesce a metterti a contatto con te stesso e con il pubblico in modo più intimo. Sento sempre di più un contatto più prezioso, più autentico, più vero, direi più privato».
La soddisfano le proposte che incontra in questo cinema italiano?
«Sono soddisfatta di quanto sto facendo perché mi fa sentire a passo coi tempi. C’è una continua richiesta di serialità nel cinema, aumentata in seguito a pandemia. Lavoro tanto. Non sono contenta però, per l’abitudine che sta venendo a meno, di recarsi al cinema, nella sala buia dove la qualità di visione è diversa. Cambiando il tipo di fruizione, cambia anche la qualità della proposta, si raccontano storie meno complesse».
Da spettatrice ama la serialità?
«Preferisco l’esperienza del racconto unico, quello che inizia e finisce, come una poesia. La serialità è una conseguenza della enorme richiesta del mercato e di piattaforme; la serie consente di velocizzare i tempi e contenere i costi di produzione».
A cosa sta lavorando?
«A due serie per Sky molto belle, alla 2ª stagione; sono “Christian” di Stefano Lodovichi e “A casa tutti bene” di Gabriele Muccino. A settembre uscirà nelle sale il film “Acqua e anice” un road movie che interpreto con Stefania Sandrelli girato a Comacchio».
Quali sono i suoi registi del cuore e riferimenti?
«Un regista del cuore è certamente Muccino, ma vorrei lavorare anche con Paolo Virzì mi piace il suo modo di raccontare. Un riferimento è certamente Carlo Cecchi come pure Anna Marchesini che è stata mia maestra, è un modello di donna e attrice che mi guida».