Dalla centralissima piazza del Popolo di Cesena al solitario monte Mercurio attraverso una cavalcata su e giù per i colli cesenati. Dopo aver esplorato, nel precedente itinerario, la fascia collinare che fa da corona al centro, stavolta ci si spinge un po’ più all’interno, pur senza esagerare, perché stagione e temperature obbligano a ridurre chilometri e dislivello.
Itinerario
Cesena – Montereale – Oriola – Borello – San Romano Bassa – Pieve di Rivoschio – monte Mercurio – Ranchio – Borello – Cesena. Distanza: 75 km.
Salite principali
Valico di monte Mercurio (662 m): lunghezza 9,8 km; pendenza media 5,4%, massima 18%; dislivello 524 m
Inizio frizzante con la via Garampa
Il punto chiave di questo itinerario è la salita di monte Mercurio che, nella prima parte, percorre in senso inverso il tratto della Nove Colli che da Pieve di Rischio porta a San Romano, e nella seconda si inoltra in terre selvagge e scarsamente popolate. Per movimentare sin da subito l’itinerario, anziché la placida Strada regionale 142, si può scegliere di “volare alto” e imboccare la panoramica via Garampa che risale il contro crinale sin quasi a Montecodruzzo (15 km). Per aggiungere ulteriore pepe, subito dopo lo start si può inserire lo strappo di via Diavolessa, 500 m al 10-12% di pendenza che da via Tumedei, poco prima del tunnel, immettono in via Garampa. Un volta qui si inizia a risalire verso Acquarola, Montereale e Diologuardia. L’ascesa, tuttavia, è tutto fuorché costante in quanto, a fronte di qualche strappo, mai troppo impegnativo, presenta diversi segmenti in falsopiano e contropendenza. Si tratta, dunque, di un tracciato divertente che regala splendidi scorci, a destra verso Bertinoro e monte Maggio, a sinistra verso Longiano, Roncofreddo, e il riminese.
Da Diolaguardia verso Borello
Giunti a Diolaguardia si tiene la destra confluendo nella Strada provinciale 75, si supera Oriola e si raggiunge monte dell’Erta, sempre con frequenti saliscendi. Al bivio, si svolta a destra per Borello e si affronta in discesa Montevecchio, transitando accanto al monumento al Pirata. Al termine di 4,6 km ripidi e tortuosi, si giunge nel fondovalle del Savio, si svolta destra nella Strada regionale 42 e, dopo aver superato il ponte sulla superstrada E45, si entra a Borello; alla rotonda, si gira a sinistra e si imbocca via Linaro (Strada provinciale 29) che risale la valle del Borello. Di qui a san Romano Bassa, dove si attacca monte Mercurio, sono 7,6 km in leggerissima ascesa, tranne un dentino prima di Piavola. La musica cambia completamente quando si lascia il fondovalle e si imbocca a destra la Strada provinciale 68 (indicazioni Pieve di Rivoschio).
Il monte Mercurio è tosto
Nonostante, nel complesso, l’ascesa al valico di monte Mercurio non possa annoverarsi fra le più ostiche del nostro Appennino, i primi 2 chilometri rappresentano una brutta gatta da pelare, con pendenze spesso in doppia cifra e una rampa dove si tocca addirittura il 18%. I primi 500 m, al 9-10%, fanno subito capire l’antifona; per fortuna, i successivi 500, attraverso il paesino di San Romano alta, permettono di rifiatare. Dopo la chiesa, però,non si scherza più.
Il 2° chilometro, infatti, è verticale, con pendenze fra l’8% e il 12% e un vero e proprio muro che solca i calanchi e fa registrare la pendenza massima dell’ascesa (18%). Tutto intorno, il paesaggio è brullo e selvaggio, e si procede completamente allo scoperto. Al km 2,1, dopo un tornante a sinistra, si può finalmente respirare perché la pendenza improvvisamente crolla e la strada disegna una serie di saliscendi. Fino al bivio Pian di Spino/Meldola, infatti, si viaggia fra 2-5,5% e non manca qualche tratto in discesa.
Pieve di Rivoschio e poi si respira
La salita torna a mordere proprio dopo il bivio (da ignorare): il rettilineo che conduce a Pieve di Rivoschio (800 m circa) è bello tosto, con pendenze fra 5-7% e una rampa di 250 m, proprio alle porte del paese, al 10,4%. Si tratta, comunque, delle ultime difficoltà, visto che il resto della scalata è più che pedalabile. Superato il piccolo borgo montano, la strada si addentra in una fitta vegetazione, caratterizzata da pini, querce, castagni e altre specie ad alto fusto. Il panorama, quindi, resta sempre piuttosto chiuso anche se, qua e là, si possono godere begli scorci sulla pianura sottostante, fino al mare. Poche o nulle le difficoltà: si procede per lo più in falsopiano, con frequenti mangia e bevi e pendenze mai superiori al 5-6%. Fa eccezione il finale, consistente in un impegnativo rettilineo di 770 m, i primi 500 al 6,6% e gli ultimi 250 a sfiorare la doppia cifra. Si guadagna così il valico, il quale, tuttavia, non è evidenziato da alcuna segnaletica. Dal culmine, si scende per meno di un chilometro fino a incrociare un bivio, dove occorre tenere la sinistra, seguendo le indicazioni per Ranchio. Si procede in picchiata per 5,5 km, parecchio tortuosi, benché privi di veri e propri tornanti, e con asfalto rugoso e poco scorrevole. Una volta arrivati in fondo, si svolta a sinistra (Strada provinciale 29) e, attraverso Linaro e Borello, in una trentina di chilometri si fa ritorno a Cesena