Per le strade di Riccione comizi, cortei e sventolio di bandiere

Abbandoniamo le baruffe all’interno della grande famiglia della Sinistra riccionese (ci riferiamo alla precedente “Pagina” di questa settimanale rubrica) e torniamo a parlare di politica. Quella tosta, fatta di trascinanti eventi unitari con oratori che infiammano la folla e cortei con gran sventolio di bandiere. Rosse, ovviamente. Tra questi momenti caldi di “lotta proletaria” – come si diceva allora – nell’album dei ricordi della vivace borgata riminese spiccano, nei primi mesi del 1920, quattro manifestazioni. Ricordiamole in ordine.
La prima si riferisce allo sciopero nazionale dei ferrovieri: una astensione dal lavoro massiccia, che si protrae per una decina di giorni a partire dal 20 gennaio. A questa protesta se ne aggiungono altre a sostegno delle più svariate rivendicazioni economiche di categoria e in appoggio alle lotte della classe operaia. Riccione aderisce a queste giornate con fervore: i lavoratori della frazione incrociano le braccia in segno di solidarietà con i salariati delle ferrovie e il drappo vermiglio scorrazza più volte per le strade del vecchio paese.
Il secondo episodio riguarda il comizio di venerdì 17 aprile tenuto dall’anarchico Carlo Melchionna (1886-1932) corrispondente di Umanità Nova, primo quotidiano libertario a diffusione nazionale fondato da Errico Malatesta. «Parlò sul tema: “L’ora presente”», riferiscono le cronache. E ancora una volta i riccionesi sono sollecitati dall’oratore di turno a tenersi pronti alla rivoluzione. Il raduno fa molto clamore per la grande partecipazione e per l’entusiasmo politico che genera (cfr. Sorgiamo!, 18 aprile 1920).
Il terzo evento è relativo al corteo del primo maggio: una sfilata di popolo che supera di gran lunga quella ritenuta «imponente» del 1919. «Una grande manifestazione di fede e di forza socialista», scrivono i giornali (cfr. Germinal, 26 giugno 1920). Il comizio si tiene in piazza nelle ore pomeridiane ed ha come oratore l’onorevole Nullo Baldini (1862-1945). Questi, presentato da Grido Galavotti, “divaga” nelle alte sfere della politica; affronta l’intricata situazione internazionale e il «pericolo di nuove guerre»; si dilunga sulle «feroci persecuzioni a danno dei compagni d’Ungheria» e tra gli applausi della folla implora «la cessazione delle ostilità contro la Russia dei Soviet». Baldini termina il suo dire ragionando sulla situazione nazionale, particolarmente turbolenta; sulla crisi socioeconomica e sui suoi connotati pre-rivoluzionari e sull’«immancabile trionfo del lavoro». La giornata prosegue con l’inaugurazione di due nuove cooperative: l’una dei falegnami e l’altra del consumo; quest’ultima con l’obiettivo di aiutare gli associati in ristrettezza economica (cfr. Germinal, 29 maggio e 26 giugno 1920).
Il quarto momento di forte impatto emozionale è la «conferenza scientifica» dell’onorevole Enrico Ferri (1856-1929), tenuta in agosto nel teatro Sghedoni. Germinal la giudica «una memorabile serata di propaganda socialista». «Il pubblico – annota il settimanale – composto quasi esclusivamente di operai, venuti anche dai paesi vicini, ha tributato al nostro illustre compagno continui vivissimi applausi» (Germinal, 28 agosto 1920). Durante la manifestazione si raccolgono fondi per la Società operaia di mutuo soccorso. Dopo Ferri sale sul podio anche Francesco Ciccotti (1880-1937) e al termine della conferenza si forma il solito corteo che accompagna il relatore e il suo seguito al Ristorante Savioli.
Quattro appuntamenti di propaganda ben riusciti; quattro “perle” nella storia della Sinistra riccionese. Ma, a dir la verità, le “perle” avrebbero dovuto essere cinque. I primi di giugno, infatti, il comizio dell’anarchico Giobbe Sanchini (1887-1951) non ebbe luogo, nonostante il permesso accordato dal «maresciallo dei Reali Carabinieri». Quel raduno mancato fu una vicenda oscura e «poco pulita», sulla quale non si poté far luce. Alcuni dissero che il divieto fu impartito dal sottoprefetto di Rimini, altri da «un ignobile reazionario delegato di P. S.». Sta di fatto che il comizio venne impedito all’ultimo minuto, con la piazza già colma di gente. Remo Galavotti il 12 giugno 1920 stigmatizzò la «porcata» su Sorgiamo! avvertendo «chi di dovere» che gli anarchici di Riccione d’ora in avanti non avrebbero più accettato «intimidazioni o imposizioni dall’autoritarismo borghese».