Parti da record a Forlì: 23 nuovi nati in 3 giorni

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Ventitré parti in tre giorni. Un numero quasi da record che a detta del primario Luca Savelli, alla direzione del reparto di Ginecologia dell’ospedale Morgagni Pierantoni di Forlì «è un segnale che dà coraggio». Spezzerà il trend di costante diminuzione delle nascite? «Lo vedremo più avanti, ma di certo – sottolinea il medico ginecologo – è un evento che non si verificava da anni, che ha un valore emotivo importante. Riflette l’ottimismo con cui la popolazione guarda alla situazione economica e al futuro».

Tra le 23 neomamme che hanno messo al mondo il proprio bambino a Forlì, spiega il primario, «una su tre, quindi il 30%, è straniera. E sono loro, quelle non italiane, ad abbassare l’età media del primo figlio, che attualmente è di 32 anni». La costante flessione nel numero delle nascite, a Forlì attestata su un valore pari all’8% ogni anno, così come il posticipo del momento della genitorialità è, d’altronde, una «diretta conseguenza dell’incertezza dei tempi che viviamo oggi. Se si attende di avere un lavoro sicuro dopo aver terminato gli studi e di avere una situazione economica solida è inevitabile allungare i tempi per arrivare a mettere al mondo un figlio. Per le donne di altre culture è diverso». E nemmeno il lockdown ha aiutato a riempire le culle e ad appiccicare fiocchi rosa e azzurri alle porte. Come già evidenziato dalle cronache nazionali, «nemmeno a Forlì – chiarisce il primario – c’è stato un aumento di natalità dopo i mesi di reclusione domestica». Prendendo a riferimento i mesi di chiusura di marzo e aprile 2020 i pargoli sarebbero dovuti arrivare tra la fine dello scorso anno e l’inizio del 2021. «Ma questo non è avvenuto, anzi, il clima di incertezza ha peggiorato la situazione». Tuttavia, le ventitré cicogne arrivate in sala parto a Forlì sono un segnale di positività, «un evento rarissimo, quasi da record».

Parti complessi

A contribuire all’eccezionalità del momento, il fatto che tra le partorienti degli ultimi fecondi giorni ci fossero «cinque donne che avevano già partorito con il taglio cesareo, e che in ospedale da noi sono invece riuscite a mettere al mondo il bambino in modo naturale». «È un fatto di rilievo - spiega il primario - perché si tratta di donne che hanno già una cicatrice nell’utero. Sono parti complessi, da seguire attentamente».

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