Padre Marco Canarecci e il dramma degli innocenti in Costa D’Avorio

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FORLIMPOPOLI. «Non me la sento di restare muto di fronte alla tragedia di Laurent». La reazione emotiva del missionario forlimpopolese in Costa D’Avorio padre Marco Canarecci, di fronte alla fine di Ani Guibahi Laurent Barthélémy, il giovane ivoriano trovato morto a fine anno nel vano del carrello del volo AirFrance AF703 da Abidjan a Parigi, è in perfetta sintonia con il suo impegno apostolico ad Abidjan. Impegnato in Costa D’Avorio dal maggio 2017, il sacerdote, membro della Comunità Missionaria di Villaregia, affida regolarmente a facebook, “social” fondato da Mark Zuckerberg, la sua esperienza fra i poveri di Yopougon-Koutè, località a pochi chilometri dalla capitale ivoriana.

Le parole

La prima emozione “postata” su facebook da padre Marco nel 2020, riguarda proprio la tragica morte di Laurent. «È difficile scrivere qualcosa di più intelligente del silenzio; eppure, non me la sento di restare muto di fronte a questa tragedia. Laurent Barthélémy lo sento vicino: sullo stesso volo, una decina di giorni fa, i miei genitori rientravano in Italia. In più, Laurent Barthélémy abitava qui a Yopougon, lo stesso comune dove vivo anch'io».

L’impegno

Nato 38 anni fa a Forlimpopoli, Marco Canarecci ha conseguito la maturità scientifica al Liceo “Righi” di Cesena. Cresciuto negli Scout della parrocchia artusiana di San Pietro, è poi entrato nella Comunità Missionaria di Villaregia nel 1999, sino ad essere ordinato presbitero nel 2008. Villaregia è una comunità cattolica plurivocazionale sorta nel 1981 in provincia di Venezia e composta da consacrati, consacrate, chierici, coppie di sposi e laici di diverse nazionalità, uniti da una stessa spiritualità e da una medesima missione: costruire comunità e vivere la comunione fraterna per la missione ad gentes.

Le vittime

«Anche se eravamo quasi vicini di casa – continua il missionario – probabilmente lo sguardo di Laurent e il mio non si sono mai incrociati: siamo oltre un milione di persone qui a Yopougon. Sicuramente, però, conosco tanti suoi coetanei che vivono nelle sue stesse condizioni: ci parlo, vado a trovarli, ascolto le loro confidenze, parlo con i loro genitori». La riflessione di padre Marco si fa toccante: «Credo sia importante e vitale chiedersi quanti Laurent Barthélémy oggi sono morti nel mondo? Quante vittime innocenti senza nome, né volto hanno lasciato questa terra nell'indifferenza più totale? Quanti altri ragazzini come lui nel mondo? A chi importa qualcosa di loro? Perché finiscono sui giornali solo quando costituiscono un problema e per il resto dell’anno praticamente non esistono agli occhi dei media?».

L’invocazione

Padre Marco conclude il suo “clamoroso” post con un’invocazione, che è anche un appello: «Chiedo a Dio che tutti possiamo guardarci con più fraternità, rinnovare la coscienza che siamo tutti membri dell’unica famiglia umana e che non esiste il mio o il tuo destino, ma solo il nostro destino comune di famiglia umana. Buon 2020 carico di umanità a tutti».

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