Oggi festa della Liberazione, ecco come si viveva a Forlì nel 1945

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Il 25 aprile in Italia si celebra la festa della Liberazione dal regime fascista e dall’occupazione militare tedesca, avvenuta nel 1945. In realtà, la fine della Seconda Guerra Mondiale nel nostro Paese venne formalizzata il 29 aprile a Caserta e divenne efficacie il 2 maggio. L’anno seguente, il 22 aprile del 1946, il governo italiano provvisorio, guidato da Alcide de Gasperi, stabilì con decreto che il 25 aprile sarebbe stata “festa nazionale”. La data fu scelta dal Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia, perché proprio quel giorno, alle 8 del mattino, il comando Clnai, che aveva sede a Milano ed era presieduto da Luigi Longo, Emilio Sereni, Sandro Pertini e Leo Valiani, proclamò via radio l’insurrezione in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti.

Il programma

Il programma di iniziative del 25 aprile, coordinate dal Comune di Forlì, prende il via alle 9.30 in piazza Saffi con la cerimonia istituzionale, alla presenza del sindaco Gian Luca Zattini, delle autorità cittadine e delle associazioni Combattentistiche e d’Arma. Renderà gli onori un picchetto del 66° Reggimento Fanteria Aeromobile “Trieste”. Accompagnerà la manifestazione la “Banda Città di Forlì” diretta da Roberta Fabbri. Seguirà la premiazione del concorso per studenti “25 Aprile 2023-78° anniversario della Liberazione”. Nel pomeriggio, a partire dalle 14.30, al parco urbano “Franco Agosto, festa popolare della Liberazione nell’area con accesso da via Fiume Montone, in collaborazione con Anpi Comitato Provinciale Forlì-Cesena, Fiap, Gruppo Alpini sezione di Forlì e Associazioni di volontariato. Alle 15 avrà inizio “Petronilla”, di e con Sabina Spazzoli. Si tratta di una lettura teatrale incentrata sulla memoria di una bambina, tra Seconda Guerra Mondiale e Liberazione. Alle 16.30 il maestro Roberta Fabbri dirigerà il concerto per la Liberazione eseguito dalla banda “Città di Forlì”, che, in caso di maltempo si esibirà nel salone comunale.

La storia

Il 25 aprile 1945 (era un mercoledì) Forlì era già libera da 5 mesi: ad affrancare quella che era stata la città del Duce, avevano provveduto, la mattina del 9 novembre 1944, la 4ª Divisione britannica del generale Ward e la 46ª di fanteria del generale Hawkesworth, facenti parte del 5° Corpo dell’8a armata britannica comandata dal generale McCreery. «L’amministrazione civile della città all’indomani della Liberazione – scrivono Marco Nardini e Romano Rossi in “La Battaglia di Forlì 1944-1946” – è retta dall’Amg (Allied Military Government). Il Town Major (comandante di piazza) è il responsabile della città e lo rimarrà fino al 4 agosto 1945, quando passerà i pieni poteri al sindaco Franco Agosto, già nominato in data 14 novembre commissario prefettizio per la gestione dei servizi civili». In una Forlì pienamente libera da tempo, le autorità si ritrovano a dover fronteggiare la carenza di abitazioni e cibo, diretta conseguenza del rientro in città dei tanti forlivesi sfollati in campagna l’indomani del tragico bombardamento aereo del 25 agosto 1944. Per non parlare della persistente piaga del mercato nero e della difficile “coabitazione” con le forze partigiane. «Sensibile rimane la penuria di viveri – scrive nei suoi “Diari” il bibliotecario comunale Antonio Mambelli al 15 di aprile – e poco si spera nel prossimo raccolto. Le uova costano 18-20 lire l’una, 250 un chilo di formaggio». Al 20 di aprile Gioiello e Zambelli narrano del Congresso del Partito Socialista, «il primo tenutosi a Forlì dopo l’oscura parentesi ventennale che il fascismo aveva aperto nella vita politica del Paese». Il 23 aprile l’autore dei Diari riporta di bastonature di fascisti o tali ritenuti: «Fra di essi il vice questore Verani, malmenato nel cortile dell’ex Palazzo Littorio e poi condotto in ospedale con l’autolettiga della Dam una Man». Giungiamo così al fatidico 25 aprile 1945. «Le armate alleate – scrive laconicamente Mambelli – travolgono ovunque la resistenza nemica». Nel pomeriggio in via Pisacane un ubriaco si è messo a gridare: «Viva il Duce, viva il comunismo». Due paracadutisti della divisione Nembo lo hanno schiaffeggiato e la polizia tratto in arresto. Seguono dati di cronaca spicciola: «Recupero e inumazione di ottantotto salme di soldati tedeschi morti in combattimento nelle nostre frazioni rurali e loro sepoltura nel cimitero germanico».

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