'O fiore mio hub distrutto, la comunità faentina del cibo resiste

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Faenza è anche una comunità del cibo. Che esiste da decenni, che ha elaborato prima di molti altri, e non certo solo in Romagna, progetti che hanno elevato l’enogastronomia a elemento culturale vero e proprio. Non solo imprese private ma progetti: Il Distretto A con la Cena itinerante, il Postrivoro, Tempi di recupero, l’associazione Valter Dal Pane, per citarne alcuni, poi tante imprese, pizzerie, panifici, pasticcerie, osterie, botteghe, produttori agricoli, vignaioli. Presenze attive spesso preziose per la narrazione di un territorio in termini di qualità.

Una comunità del cibo fatta di imprenditori e sognatori allo stesso tempo che ora è in ginocchio. Aldilà di ogni retorica sulla capacità dei romagnoli di risorgere dalle catastrofi, parlare con loro oggi, mentre l’acqua e il fango dell’alluvione vengono spazzati via a forza di braccia e badile, vedere le loro vetrine sfondate, i forni e i macchinari divelti, riguardare con loro i video che hanno girato la notte dell’esondazione dalle finestre di casa mentre non sapevano cosa stesse succedendo nelle loro cucine, nei loro negozi, vigne e cantine, leggere lo sconforto nei loro volti fa male e rabbia.

Messa in salvo letteralmente la vita, tutti hanno cominciato a raggiungere i luoghi del loro lavoro e qui molti hanno trovato una situazione peggiore di quello che avevano pensato.

‘O fiore mio hub distrutto

‘O Fiore mio hub può essere preso a simbolo. L’immagine del panificio con il fiume Lamone vorticoso oltre l’argine che scorre a fianco e l’acqua esondata che ne copre l’ingresso e scava la via a fianco. Davide Fiorentini, pasticcere, panificatore, più volte premiato dalle guide di settore per la sua pizza e i suoi lievitati da maestro, spala il fango con i ragazzi del suo staff e i volontari accorsi: «La prima piena incredibilmente ci aveva risparmiati, questa volta è stato un disastro, come per tutti qui a Faenza. Dell’Hub non credo che si possa recuperare nulla: le celle di lievitazione, gli abbattitori sono pieni di fango, nel dehor l’acqua ha divelto il tavolo di cemento e lo ha scaraventato in fondo alla strada per qualche centinaio di metri. Si sono salvati i bicchieri e alcune bottiglie di vino, ma l’attrezzatura per produrre è andata e forse l’Hub non avrà un futuro – spiega Davide commosso per la l’apporto del suo giovane staff e dei volontari –. Per pochi metri si è salvata la pizzeria che abbiamo alle mura anche se da giorni lì non c’è corrente elettrica. Ora, considerato che ho due punti vendita a Bologna e Milano, sarebbe importante produrre subito per garantire a quelli le scorte. Potrei acquistare altrove, ma perderei la mia identità, il mio lavoro, e quindi conto ora su un mio fornitore di attrezzature che ha un laboratorio accessibile e funzionante a Forlì dove spero di potermi mettere a lavorare prima possibile. Questo mi consentirebbe di mantenere al lavoro i miei ragazzi».

Davide Fiorentini ha creato questo panificio ricavandolo da un’ex officina meccanica aprendolo nel 2019. Di lui ha parlato, a più riprese, tutto il giornalismo gastronomico italiano essendo fra i pionieri di un concetto di pizza di qualità che ha fatto scuola. «Non so se l’Hub avrà un futuro – dice –. Il fatto è che avevo pensato che avrei trovato una situazione difficile appena avessimo potuto mettere piede all’hub, ma il danno è più grande di quello che credessi. Qua ora va male a tutti e per la vastità del danno non basteranno pochi mesi a ripartire». Anche la pasticceria di Sebastiano Caridi in corso Saffi è distrutta, le offerte di aiuto a ripulire purtroppo non bastano.

Danni e solidarietà

Chi non è stato danneggiato perché si trova coi locali poco più in alto, come Fabio Olmeti dell’osteria La Baita, vive una sorta di disagio da sopravvissuto: «Sono stato fortunato, a pochi passi da qui ci sono i corsi dove negozi e attività non esistono più. Non me la sento di aprire, non avrebbe senso, per adesso aiuto gli amici».

In corso Garibaldi Carola Stacchezzini aveva la sua bottega del cioccolato: «Non abbiamo più il negozio, stiamo cercando di raccogliere quanto possibile ma un cassonetto portato dalla fiumana ha disintegrato la vetrina e l’acqua ha distrutto tutto. Il laboratorio, che è altrove invece è salvo. Siamo cioccolatieri e continueremo a fare il cioccolato, ma avremmo tanto bisogno di una mano».

Giorgio Melandri, scrittore gastronomico e produttore di vino, ospita vicini e amici con le case allagate e intanto spera di poter salvare le sue vigne a Modigliana dove adesso non si può andare: «Forse tutto questo dimostra che un certo modo di vedere il territorio non va più bene. Il clima è cambiato».

Distretto A mobilitato

Distretto A e associazione Walter Dal Pane, che proprio questo weekend avrebbero dovuto mettere in campo la nuova edizione dell’attesa Cena itinerante sul tema #passadiqua, subito dopo la prima ondata di maltempo abbattutasi su Faenza avevano rimandato tutto al primo week end di settembre. La vecchia Osteria della Sghisa, per le due associazioni un punto di riferimento, è oggi sommersa dall’acqua.

«Certo nemmeno noi ci aspettavamo un disastro così – dice Stella Palermo –. Abbiamo ripulito e messo a disposizione il nostro quartier generale, il Quazar coworking in via Emiliani 2. Qui chi ha bisogno di una postazione e una connessione può venire quando vuole, dalle 19 alle 20.30 poi offriamo un panino e un sorriso. Abbiamo sempre lavorato con il cibo per promuoverlo nei nostri eventi, proviamo a risollevare il morale così, ora che ci sono venuti a mancare i nostri punti cardinali, i posti del mangiare e bere a Faenza. Poi un passo alla volta vedremo cosa fare».

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