Nove Colli parte seconda: una vista mozzafiato come premio alla fatica

Nove Colli parte seconda. Dopo aver affrontato il primo blocco di salite (Ciola, Barbotto, Montetiffi/Perticara) si riparte da Cesena per misurarsi con altre tre ascese mitiche della granfondo di Cesenatico: Madonna di Pugliano, Passo Siepi e Gorolo. La prima tappa si era fermata alle porte di Perticara, ed è dunque da qui che bisogna riprendere.

Itinerario

Cesena – Sogliano al Rubicone – Perticara – Ponte Molino Baffoni – Madonna di Pugliano – Secchiano – Passo Siepi – Ponte Uso – bivio Gorolo – Borghi – Savignano sul Rubicone – Cesena. Distanza: 126 Km.

Salite

  • Sogliano (353 m) da Bottega Fortuna, Valle del Rubicone: lunghezza 2,7 km; pendenza media 6,7%, max 9%; dislivello 183 metri.
  • Madonna di Pugliano (789 m): lunghezza 9,1 km; pendenza media 5,5%, max 15%; dislivello 503 metri.
  • Passo Siepi (o del Grillo) (419 m): lunghezza 4 km; pendenza media 4,9%, max 7%; dislivello 200 metri.
  • Gorolo (349 m): lunghezza 4,2 km; pendenza media 6,3%, max 15%; dislivello 375 metri.

Verso Sogliano

Per arrivarci, si segue tutta la Strada provinciale 9, con la bella salita a Sogliano al Rubicone da via Ciocca, e successivamente la Strada provinciale 11, che corre lungo la dorsale fra la valle del Savio e quella dell’Uso. Da Cesena, quindi, si percorre per qualche chilometro via Emilia Levante in direzione Sud, imboccando poi via Montiano (deviazione a destra); si attraversa Calisese e si tiene la sinistra raggiungendo Badia dove, al bivio, si prende per Montiano, salendo per un paio di km in mezzo a campi di ulivo, con la vista che si apre a destra su Cesena e a sinistra su Longiano. L’ascesa termina in corrispondenza del piccolo borgo, splendido balcone naturale da cui si spazia sino al mare, definito già nel Cinquecento come “il più bel colle della Romagna, essendo il suo territorio pieno d’ulivi, vini, frutti bellissimi”, grazie al lustro dato da Giacomo Malatesta, marchese di Roncofreddo e conte di Montiano. Si percorre via Veneto, costeggiando la parrocchiale di Sant’Agata, che racchiude opere d’arte quali il Trionfo di Sant’Agata, affrescato nella cupola da Giuseppe Milani, nel ‘700, e la pala di Giovan Francesco Modigliani che ritrae una Madonna con Bambino e le sante Agata e Lucia; quindi, si lambisce piazza Maggiore dominata dalla rocca malatestiana (fine XVI sec.) con le sue mura poderose a disegnare la forma di un cuore. Sulla piazza si affacciano anche il palazzo comunale, la torre civica, eretta nel 1872 in onore del re Vittorio Emanuele II, e la scuderia cinquecentesca della famiglia Malatesta, detta “Stallone”. Un’esperienza suggestiva è attraversare l’arco degli Spada (in omaggio di Sigismondo Spada, autore dell’ultimo restauro datato 1712) e percorrere il selciato di via Frascheria. Un’occhiata meritano anche piazza Garibaldi, col grande Palazzo Pasolini e l’antica Chiesa di San Francesco.

La salita della Ciocca

Usciti da Montiano, si prosegue in direzione Montenovo, segnalato dal castello, attualmente sede di un ristorante, che sovrasta la strada. Si procede, quindi con tratti in leggera ascesa alternati ad altri in falsopiano, per 3 km, fino a un bivio: si ignora la strada che sale a Montenovo (indicazioni Sorrivoli, Monteleone) e si tiene, invece, la sinistra (indicazioni Sogliano, Santa Paola), continuando per un paio di chilometri lungo la Strada provinciale 9, per lo più in discesa. Si risale poi per poco meno di un chilometro, affrontando un paio di tornanti, fino all’abitato di Santa Paola, dove sorge l’antichissima Pieve di “Santa Stefania che eguivale a Santa Paola”, documentata sin dal VI secolo. Al termine dell’ascesa si svolta a destra e si scende per 5 km, con alcuni tratti ripidi e altri in contropendenza, fino all’innesto della Strada provinciale 85, poco dopo la frazione di Bagnolo (svolta a destra). Si percorre un chilometro di fondovalle, quindi si supera il ponte sul Rubicone, che sgorga poco più a monte, e si attacca la salita della Ciocca. La scalata, di 3 chilometri scarsi, è scandita dalla bellezza di 18 tornanti che aiutano ad affrontare le impegnative pendenze dell’ascesa (7-8%, con una punta del 9% al km 1). Il tratto iniziale è immerso nella vegetazione, quindi, si esce allo scoperto, fra campi e prati, con la vista che si apre sulla fascia collinare circostante. Il segmento più complicato è a cavallo del km 2 (7,8-8,5%) mentre nel finale la strada spiana dal 6% al 5%. In quest’ultimo tratto si costeggia il borgo, conosciuto soprattutto per il “Formaggio di Fossa di Sogliano DOP”, un particolare tipo di formaggio stagionato in antiche fosse da grano di origine malatestiana che, negli ultimi giorni di novembre, viene celebrato in un’apposita fiera. Documentata sin dal 1141 come “Castrum Sulliani”, la storia di Sogliano è profondamente intrecciata a quella dei Malatesta, almeno sino al 1641, quando passò sotto lo Sato Pontificio. Durante la Seconda Guerra ha visto, invece, feroci scontri fra le truppe nazifasciste e quelle degli Alleati, tant’è che stato allestito un museo ad hoc (Museo della Linea Christa) con materiali, uniformi e armi risalenti alla Seconda Guerra Mondiale rinvenuti nei dintorni o donati da quanti vissero i tragici avvenimenti del 1944. Il borgo fu poi assai caro al poeta Giovanni Pascoli, che lo definì il “piccolo grandemente amato paese di Romagna” e vi trasse ispirazione per due celebri opere quali “Le monache di Sogliano” e “Suor Virginia”, scaturite dalla presenza, per diversi anni, delle sorelle Ida e Maria nel locale Monastero delle Agostiniane.

Nel centro cittadino, meritano una visita la chiesa del Suffragio, risalente al 1671, la vicina torre civica, il teatro Turroni, uno dei più piccoli della Romagna, e Palazzo Ripa-Marcosanti, che ospita alcune importanti collezioni, quali il Museo di Arte Povera (originale raccolta di carta pubblicitaria e di manifesti) e del disco d’epoca.

Perticara e le vie da scegliere

Dopo una doverosa sosta, si riprende il percorso imboccando la Strada provinciale 11 che scorre lungo il crinale fra valle Savio e valle d’Uso collegando Sogliano a Perticara (19 km): percorso un breve tratto in leggera discesa, si inizia a salire, senza difficoltà, fino a Stringara, quindi, in discesa si raggiunge Montegelli, attraversato il quale la strada torna all’insù, con una serie di ripidi tornanti. Segue un segmento in falsopiano prima di scendere verso la sella del Barbotto, lambendo Rontagnano. Di qui, breve salita, discesa verso Savignano di Rigo e ultimi chilometri in leggera pendenza fino a Perticara, posta alle pendici del monte Aquilone (833 m), massiccio roccioso ricoperto da un vasto bosco di cerri, faggi, carpini, aceri. Nel suo territorio, sino al 1964, sorgeva la miniera di zolfo più grande d’Europa e fra le più estese del mondo, la cui memoria è oggi mantenuta in vita da “Sulphur – Museo Storico Minerario di Perticara”. In corrispondenza del bivio per Montetiffi, ci si immette sul percorso della Nove Colli, là dove lo si era lasciato nel precedente itinerario, col panorama che si apre a sinistra su San Leo e San Marino e a destra sulla valle Savio. In breve, si raggiunge il paese e lo si attraversa, passando dalla piazza che, durante la Novi Colli, ospita uno dei più lauti ristori, con tanto di pasta. Lasciate alle spalle le ultime case, si arriva in breve al bivio per Novafeltria (svolta a sinistra), dove inizia la tortuosa discesa verso la val Marecchia, caratterizzata inizialmente da una serie di tornanti poi da ampi curvoni. Poco dopo Ca’ Francescone, si lascia l’ampia carreggiata (via Sarsinate) per svoltare a destra (località Cà del Gallo) e affrontare uno strappetto verso Cà Angeletti. Segue un tratto nervoso, con sali e scendi, quindi, si plana sulla Marecchiese (Strada provinciale 258) in località Le Porte, si gira a destra, e si prosegue su percorso ondulato sino a Ponte Molino Baffoni. Attraversato il ponte sul Marecchia, si svolta secco a sinistra nella Strada provinciale Montefeltresca e si prende a salire verso la Madonna di Pugliano. L’ascesa può dividersi in tre tronconi: il primo, il più duro, di 4 km, fino all’abitato di Maiolo, con pendenza media del 7,7% e dislivello di 307 m sui 553 m complessivi; il secondo, poco più di 2 km, praticamente in falsopiano, che terminano al bivio per S. Apollinare; il terzo, di 2,7 km di nuovo in salita ma pedalabile, senza pendenze proibitive. Abbandonata la Marecchiese, dunque, si deve subito fare i conti con un tratto bello tosto, visto che per 1.500 m si viaggia sempre fra 8-9%, eccetto un breve tratto in piano (km 0,6) in corrispondenza di un lungo ponte. Segue qualche centinaio di metri più semplice (6%) anche per la presenza di due tornanti, poi ecco una rasoiata al 15%, fortunatamente di soli 100 m. Successivamente, la pendenza torna ad attestarsi all’8% fino alle porte di Maiolo (km 3,8), dove cede, consentendo di rifiatare, mentre la vista può spaziare su San Leo, con lo sperone roccioso su cui sorge la rocca, San Marino, e la pianura romagnola, che si perde nel luccichio del mare.

Madonna di Pugliano e il panorama

Oltrepassato il paese, altri 2 km abbondanti in falsopiano, interrotti solo da uno strappo al 15% fra un doppio tornante, conducono al bivio per Sant’Apollinare, dove riprende la salita, che, tuttavia, non raggiunge più le punte iniziali. In quest’ultimo segmento, infatti, si resta fra 5-7%, con bella vista sulla valle del Marecchia. Si giunge così al bivio Madonna di Pugliano, terrazza della Romagna, in virtù della panoramica a 360° sui monti della Toscana, i colli di Urbino, la Repubblica di San Marino e il monte Titano, col mare Adriatico a fare da sfondo. Si svolta a sinistra e, in discesa, si raggiunge San Leo; dopo un breve strappo, si svolta a sinistra tuffandosi nel ripido toboga che conduce a Secchiano (10 km complessivi dal bivio Madonna di Pugliano). Si supera il ponte sul Marecchia e si gira a destra nella Marecchiese che si segue, tuttavia, solo per un paio di chilometri, svoltando a destra in via A. Volta (indicazioni Sogliano) per attaccare i 4 chilometri di salita al passo Siepi, la più facile della Nove Colli, come testimonia la pendenza media, di poco inferiore al 5%. Si tratta, infatti, di un’ascesa molto regolare, quasi tutta fra il 5-6%, senza strappi e, anzi, con alcuni tratti facili (3-4%) che permettono di spingere anche un rapporto lungo. La pendenza massima si registra intorno al km 1,5 (7%), mentre la parte finale è praticamente in falsopiano. Si procede quasi sempre allo “scoperto”, con rada vegetazione esclusivamente ai lati. Giunti in cima (419 m), si scende verso Ponte Uso, percorrendo 5,3 km (Strada provinciale 30) che non presenta particolari difficoltà tecniche, salvo il fondo stradale non sempre in buone condizioni. Poco dopo il passo, si può notare un’interessante formazione calanchiva, mentre la vista si apre sulla sottostante valle dell’Uso e, in lontananza si possono scorgere Sogliano, Montebello e San Giovanni in Galilea, arroccati su rispettivi colli. Giunti a Ponte Uso, si percorre per 8 km la Strada provinciale 13, lungo il fondovalle dell’Uso, in leggera discesa con qualche sali e scendi, fin quasi a Stradone.

Il Gorolo e il ritorno a Cesena

Circa un chilometro prima del centro abitato, si gira a sinistra per affrontare l’ultima salita della Nove Colli, il terribile “Gorolo”. Già di per sé, nonostante lo sviluppo chilometrico ridotto (poco più di 4 km), è un bel banco di prova, come nona ascesa si rivela una coltellata e anche come quarta, nel percorso proposto, si fa sentire. La pendenza, infatti, raggiunge punte del 15%, fortunatamente, però, l’impegno non è costante, visto che nel segmento centrale la strada spiana o addirittura scende. La parte più tosta corrisponde ai primi 2 km, in cui si registra una pendenza media dell’8% e bisogna affrontare strappi abbondantemente sopra la doppia cifra, senza nemmeno un tornante a dare sollievo. Si torna a respirare in vista della frazione di Gorolo, grazie a qualche centinaia di metri in falsopiano e addirittura in discesa, poi, però, il nastro d’asfalto si impenna nuovamente, raggiungendo pendenze da brividi (11-15%). In cima, occorre tenere la destra, e seguire le indicazioni per Borghi/Sogliano. Se, tuttavia, si ha voglia di salire ancora per un altro impegnativo chilometro abbondante, si raggiunge San Giovanni in Galilea, borgo medioevale abbarbicato su uno sperone roccioso (443 m), dominato dall’omonimo Castello (X sec.), dove ha sede il Museo Renzi, uno dei più antichi d’Italia, che racchiude numerosi materiali naturalistici, archeologici e artistici provenienti dal territorio circostante. Magnifico il panorama dalla vetta dello sperone, con lo sguardo che può spaziare da nord a sud, da est a ovest. Riprendendo, invece, il percorso della Nove Colli, dal bivio si fa rotta su Borghi, affrontando una lunga sequenza di mangia e bevi, quindi, lungo la Strada provinciale 11 si scende verso Savignano sul Rubicone (20 km dal bivio per Gorolo, Sp 13) e di qui, lungo la via Emilia, in 15 km, si fa ritorno a Cesena.

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