«Rendere internazionale la Notte Rosa con più investimenti da parte dei privati». Nella ricetta salva kermesse sono questi gli ingredienti proposti da Claudio Cecchetto, celebre dj, produttore e talent scout nonché neo ambassador di Visit Romagna. Non si placano le polemiche che hanno fatto coriandoli del Capodanno della Riviera ma nel polverone post weekend si alza una voce fuori dal coro.
Il bilancio generale sembrerebbe deludente, a fronte del -20% di presenze fra decorazioni riciclate, giovani troppo esuberanti e fiacchezza generale.
«Tutto dipende dal punto di osservazione, perché sono successe anche cose belle: dall’evento organizzato a Ravenna da Mirabilandia con 12mila spettatori, rispetto ai 6mila del 2022, sino alle iniziative che hanno acceso Riccione. Morale: se c’è il prodotto, il resto funziona alla perfezione ma quel che funziona andrebbe preso ad esempio per il futuro».
Perché non è andata bene ovunque?
«A mio avviso è mancato lo slancio dei privati mentre le Amministrazioni comunali, che vanno ringraziate, si sono fatte in quattro. Per approfittare del weekend, gli operatori del turismo devono ripartire da investimenti più significativi senza appiattirsi al risparmio con le stesse decorazioni riesumate dalla soffitta ogni luglio. A dare colore alla festa hanno provveduto di più i venditori di cappellini e corone floreali. In troppi invece sono rimasti ad aspettare la manna dal cielo».
Altri consigli?
«Invitare artisti di maggior richiamo ma soprattutto declinare la festa in modo diverso a seconda della vocazione territoriale. Riccione deve restare una località all’avanguardia, al contrario nelle mete formato famiglia va ritagliata un evento confacente a quel target. Quanto alle lamentele, il calo del 20% non è responsabilità da addossare al vero motivo che c’era per accorrere qui».
Capitolo lamentele.
«Non ha senso aspettare che la gente arrivi, bisogna individuare canali per intercettare maggiori presenze. Oltre al danno la beffa, aggiungerei, perché è il pubblico che dovrebbe sollevare eventuali critiche, non chi organizza».
Per alcuni l’evento è superato.
«Ogni cosa necessita di un upgrade, ma la Notte Rosa è nel fiore degli anni. Ora che ha spento 18 candeline non resta che farla viaggiare. E non solo per pubblicizzare un marchio. Va resa internazionale inserendo al suo interno elementi che funzionano in altre tradizioni, dall’Oktoberfest a quanto va per la maggiore in Europa. L’altra soluzione sarà incanalare proprio in questo periodo tutti gli eventi, inclusi i festival musicali, che calamitano più turisti».
Cosa risponde a chi vorrebbe cestinare il format?
«È difficile inventare una manifestazione, perché distruggerla? Se ha resistito così tanto significa che piace. Basterà rinverdire l’entusiasmo che una volta innescava gare in ogni campo: dall’allestimento della vetrina più bella alla decorazione più originale. Come? Lanciando concorsi a 360 gradi per premiare chi ha meglio interpretato l’anima pink della kermesse».
Un appello alla Riviera?
«Nel dna i romagnoli vantano mille risorse dimostrando un’accoglienza e un senso dello spettacolo e che non ha eguali altrove. È sufficiente risvegliare questa passione per l’inclusione e la libertà mettendo al bando le critiche e tornando a difendere le tradizioni per far brillare il lato colorato e creativo che tutta l’Italia invidia. Il resto sarà un gioco da ragazzi, perché tutti hanno voglia di venire in Romagna: l’unico, vero paradiso pop della nostra penisola».