Non solo Pnrr, dall’Europa in arrivo oltre 93 miliardi

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Da tempo si parla molto della corposa dote finanziaria arrivata all’Italia da Bruxelles con il Recovery Fund e confluita nel piano nazionale di ripresa e resilienza, piano da 221,1 miliardi, ai quali vanno aggiunti i 14,4 miliardi previsti dal React Eu, con il quale la Commissione europea sostiene gli investimenti tricolore. Molta meno attenzione, invece, si presta alla nuova programmazione 2021-2027 con la quale l’Europa ha messo a disposizione del nostro Paese oltre 93 miliardi, dei quali quasi 27 nell’ambito del Fesr, il fondo per lo sviluppo regionale, e 14,5 nell’ambito del fondo sociale, che riguarda tutti i progetti sull’occupazione e sulla formazione, sulla valorizzazione del capitale umano.

«Eppure la nuova programmazione europea, partita la settimana scorsa, è una grande opportunità per le imprese italiane», dice Francesco Lombardi, direttore tecnico di Innova Finance, gruppo specializzato nella finanza agevolata che affianca le imprese nella ricerca di risorse pubbliche per sostenere gli investimenti. «Questo non solo perché le risorse sono aumentate di circa il 30% rispetto alla precedente programmazione – prosegue Lombardi -, ma anche perché per la prima volta quest’anno vediamo la calendarizzazione dei bandi. L’importante è che le aziende siano preparate con progetti di investimenti: è fondamentale non arrivare all’ultimo minuto ma aver già predisposto piani da adattare poi ai singoli bandi, lavorando su tutti gli aspetti e i dettagli che consentono di raggiungere il punteggio massimo e di ottenere quindi l’erogazione dei finanziamenti».

Ricerca e sviluppo o internazionalizzazione, formazione professionale o digitalizzazione dei processi produttivi. «Indipendentemente dal tipo di investimento che si vuole fare – spiega Lombardi -, è bene avere chiaro dove ci si vuole indirizzare. Ciò che spesso ancora notiamo è la difficoltà di pianificare gli investimenti. Ma è necessario sapere che i bandi non escono quando le imprese hanno deciso di puntare sulla crescita. Sono quelle che si programmano, infatti, che riescono a non perdere nemmeno un euro dei finanziamenti pubblici previsti con le varie leve. Il contributo non deve governare il piano di sviluppo: ciò che bisogna fare è esattamente il contrario».

Ad aver aperto la nuova programmazione è stata per prima la Regione Emilia-Romagna, con un bando da 25 milioni per la trasformazione digitale. Spetta infatti alle Regioni il compito, con i propri piani, di erogare le risorse. E non tutte, come sappiamo, si muovono alla stessa velocità. Almeno sulla carta è però verosimile prevedere che l’erogazione dei fondi, attraverso i bandi pubblici, possa entrare a regime tra la fine di quest’anno e il 2023, per poi protrarsi fino al 2029. «L’importante – aggiunge Lombardi -, è porsi la domanda giusta. L’azienda non deve chiedersi quali sono le agevolazioni più adatte a sostenere il proprio investimento ma domandarsi quali sono i progetti adeguati a supportare il piano di crescita».

È bene anche sapere che la tendenza dei prossimi anni, per quanto riguarda i bandi, sarà quella di puntare sui click-day, che premiano chi arriva prima nel presentare il proprio progetto. Una tendenza che presenta vantaggi e svantaggi, secondo Lombardi: «Il merito viene in parte sacrificato anche se resta comunque il criterio del punteggio minimo da raggiungere. Il vantaggio è costituito dal fatto che il click-day risolve il problema del ritardo nell’erogazione effettiva del finanziamento. Vengono infatti valutati, con notevole risparmio di tempo, solo i progetti di investimento che sono stati presentati per primi. E se non raggiungono il punteggio minimo richiesto vengono bocciati. Quindi, anche se non si tratta di un metodo totalmente meritocratico, consente di avere l’esito rapidamente. E questo per una impresa è fondamentale».

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