Noa a Cesena: assecondare il gioco senza respiro della musica di Bach

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LA RECENSIONE: VENERDì 14 FEBBRAIO AL BONCI

CESENA. Noa giunge raggiante avvolta da fasci di luce sul palco del teatro Bonci, preceduta e accompagnata dal ritmo sound del suo fedelissimo gruppo strumentale, in primis del chitarrista e curatore della direzione musicale Gil Dior, storico accompagnatore di tanti suoi lavori, Gadi Seri alle percussioni e Or Lubianiker al basso elettrico. Cantando, introduce al recital e ringrazia la città di Cesena che segna il suo ritorno, a più riprese sin dagli inizi della sua carriera ormai trentennale: lo stesso palco in cui ancora giovanissima esordiva cantando e danzando a piedi nudi.
E nella sua prima parte l’artista israeliana si affida a brani ultimi, in particolare del suo precedente album Love medicine; colpisce e affascina non solo per l’intensità del suo canto legato a echi di una tradizione plurisecolare calata nel jazz e nel pop su testi veicolanti messaggi profondi e universali, come l’impegno per la pace, ma anche per la ritmica avvolgente del suo corpo che danzando accompagna il movimento delle mani sinuose sulle lunghe braccia aperte. Si concede poi una brevissima pausa prima di entrare nel cuore vivo dello spettacolo con l’omaggio a Bach Letters to Bach, il suggestivo album uscito nel marzo scorso, perché, come afferma Noa, «Bach è un grandissimo costruttore di ponti e a me creare ponti piace tantissimo».
Con voce pronta sa entrare nel vivo dello stile bachiano con uno studio lungamente meditato. Si avverte ascoltandola, nella consapevolezza di averlo trasferito dal luogo natale dello strumento alla voce grazie al supporto dei bellissimi testi in inglese e in ebraico da lei creati ad hoc. Ne esegue una parte tra i dodici dello stesso album e introduce ognuno con una lettera musicale affidando alla posta anche la toccante lettera indirizzata al grande compositore: «Sono trascorsi trecento anni da quando hai scritto quella musica straordinaria…, e ancora quella musica ci emoziona, ci rende umili, ci nobilita, ci culla, ci fa credere in Dio».
Nel riportare ai testi riferendo con emozione sugli aspetti personali dell’amore per i tre figli, il marito, la mitica nonna da poco mancata, sua prima maestra di vita e di canto, si ascoltano rivisitate le lunghe e terse frasi bachiane delle Invenzioni a due voci scritte per clavicembalo, come della “piccola raccolta” di Anna Magdalena Bach, del tema della grandiosa Messa in si minore e quant’altro. Noa rende a meraviglia il rispetto della scrittura originale, assecondando spesso il gioco senza respiro della musica bachiana, la sua espressività indecifrabile e a prima vista, la sua ineffabile semplicità.
Percussionista di talento, Noa nella parte conclusiva regala poi al pubblico una sua performance nel segno dell’improvvisazione: infatti le fa eco il ritmo del battito delle mani di tutti i presenti con il teatro, per l’occasione al gran completo. I due bis finali di La vita è bella del celebre film e la suggestiva Ave Maria di Bach-Gounod, per il congedo, tra gli applausi.

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