Ninchi e Siravo e le loro sedici donne "Musa e getta"

È una scrittura che entra nei corpi. Che prova a farsi voce altrui, per dare voce e figura a «sedici donne indimenticabili (ma a volte dimenticate)», come recita il sottotitolo. Musa e getta, edizioni Ponte alle Grazie, a cura di Arianna Ninchi e Silvia Siravo, è come la collana di perle a doppio giro della donna raffigurata in copertina. Sedici autrici contemporanee (primo giro) raccontano sedici donne (secondo giro): muse e ispiratrici di grandi artisti, oppure a loro volta icone della modernità, talvolta ribelli, altre volte schiacciate dal talento e/o dalla fama dell’uomo compagno o amante o marito.

Una raccolta, una antologia, che si apre con la scrittura “a lama” del racconto con cui Ritanna Armeni fa parlare, in prima persona, la vedova di Lenin Nadia Krupskaja alle prese con il proprio dilemma: far conoscere o no al mondo l’opinione negativa che il padre della rivoluzione aveva del suo successore Iosif Stalin?

Ogni scrittrice interpreta con libertà il proprio personaggio: lasciandolo parlare in prima persona, oppure raccontandolo in terza, magari in dialogo con la propria di storia, oppure con il distacco di una messa in forma (già) teatrale: anche per una futura messa in scena sono difatti pensati i racconti/ritratti di Musa e getta che hanno tra i grandi pregi quello di tirar fuori dal pozzo dell’oblio figure di donne ingiustamente misconosciute. Come Alene Lee, la cui storia – fu tra i protagonisti della beat generation, amica di Ginsberg e Bourrough tra gli altri, ispirò Kerouac con cui ebbe una relazione – si eleva nella scrittura fluida di Claudia Durastanti. O come Miss Pamela, al secolo Pamela Ann Miller ma meglio nota come Pamela Des Barres, la regina delle groupie d’America, tuttora vivente, raccontata da Elisa Casseri. E la Jeanne Hébuterne di Ilaria Gaspari, noix de coco, la piccola noce di cocco, «promettente pittrice», se non avesse messo un tragico sigillo alla propria vita compiendo «l’estremo sacrifizio»: appena 21enne, con un bimbo in grembo, inconsolabile alla morte dell’amato compagno, Amedeo Modigliani, si getta dalla finestra della casa dei genitori e muore sul colpo. E che dire di Laure (di lei non si conosce neppure il cognome), la modella nera di Manet e Matisse raccontata da Igiaba Scego. Tra le muse raccontate anche Lou Andreas-Salomè, Maria Callas, Zelda Fitzgerald, ma anche la scienziata Rosalind Franklin (misconosciuto è il suo ruolo nella scoperta del Dna) e Sabine Spielrein, paziente e amante di Jung.

Arianna Ninchi, da dove nasce l’idea di “Musa e getta”?

«Risale ad alcuni anni fa: mi ero innamorata del progetto di portare in scena la vita di Lizzie Siddal , la musa dei preraffaelliti. Non riuscii a trovare nessun regista disposto a realizzare questo sogno. Di lì è nato l’interesse intorno alle figure di donne che hanno vissuto all’ombra di uomini importanti. Insieme a Silvia Siravo, e grazie a Vincenzo Ostuni, editor di Ponte alle Grazie, il progetto ha potuto concretizzarsi. Dietro all’idea della raccolta c’è poi un po’ anche la suggestione del Rifugio delle madonne abbandonate di Tonino Guerra, a Pennabilli, luogo delle mie origini a cui sono legatissima».

Come avete scelto muse e scrittrici?

«Il gruppo delle sedici scrittrici è stato formato in parte sulla base di amicizie in parte sono state indicate dal nostro editor. Tutte hanno aderito con grande entusiasmo. Sulla scelta delle figure su cui scrivere abbiamo indicato una nostra selezione ma anche lasciato massima libertà di scelta e qualcuna ha quindi tirato fuori la propria musa nel cassetto».


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