Riccardo Babini: «Tanta panchina, ma quell'homer...»

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RIMINI. Olio di gomito, impegno, mai una parola fuori posto o una polemica. E quando buona parte della stagione la si passa a guardare dal dugout i compagni giocare, non è facile farsi trovare pronti per offrire il proprio contributo. Soprattutto perché a livello mentale le motivazioni potrebbero via via scemare. Però se si aspetta l’occasione giusta, il tempo è sempre galantuomo. Boom. Riccardo Babini ha provato tutto ciò sulla propria pelle. E il destino ha voluto che fosse proprio lui a decidere la finale di Coppa Italia contro il Lino’s Coffee, pescando dal cilindro un roboante homer da tre punti. «Quest’anno in allenamento, non avendo la possibilità di giocare molto, ho cercato di migliorare lo swing e la potenza. Anche un po’ per divertimento. - spiega l’interno neroarancione - Nella gara col Parma ho colpito una dritta interna, l’ho battezzata bene e ne è venuta fuori una battuta lunga».

Una soddisfazione immensa, considerando il fatto che quel gesto tecnico ha permesso ai Pirati di alzare al cielo un trofeo determinate in quanto qualifica i romagnoli di diritto per la prossima edizione dell’European Cup. «Ero doppiamente felice. Prima di tutto perché ho aiutato la squadra a vincere. Poi perché si è trattato del mio primo fuoricampo nella massima serie e metterlo a referto in una finale mi rende molto contento ed ancor più soddisfatto».

Testa alta. L’annata del 26enne romagnolo non è stata affatto agevole, più che altro sapendo fin da subito che avrebbe rivestito il ruolo di riserva. «Già dall’inizio mi avevano comunicato che sarei stato utilizzato come sostituto di Gomez e Santora, nel caso fossero indisponibili. Per me non è stata una stagione facile a livello mentale. A me piace giocare a baseball per il Rimini. Quando sono stato chiamato in causa sono sempre sceso in campo col coltello tra i denti per aiutare la squadra a raggiungere gli obiettivi e per cercare di ritagliarmi gli spazi».

Nel complesso l’intera stagione della truppa adriatica non è stata positiva. Infatti la sola Coppa Italia non è sufficiente per dimenticare la ferita ancora aperta rappresentata dal ko nelle Italian Baseball Series. «È difficile stendere un’analisi di quanto accaduto. Quando si cede dopo garasette non è semplice fare valutazioni. Dicono tutti che se fossero stati disponibili Ekstrom e Patrone sarebbe stata un’altra finale. Però è troppo facile affermarlo. Il fatto è che nelle ultime due partite abbiamo incontrato Williamson, il miglior pitcher del torneo e Rivero, la cui prestazione è stata incredibile»

 

 

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