«Faccio la bagnina e gioco a volley»

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Lucia Bacchi com’è nata la sua passione per la pallavolo?

«A undici anni ero cresciuta molto in altezza e mi avevano consigliato di fare atletica ma non mi piaceva, così ho provato la pallavolo. Ho iniziato a giocare nel mio paese, Casalmaggiore, per poi tornarci a trent’anni quando la squadra militava in serie A».

Ha giocato in diverse piazze nella sua carriera, quale le è rimasta nel cuore?

«Ho sempre scelto squadre che mi permettessero di non allontanarmi troppo da casa perché volevo tornare dalla mia famiglia quando avevo il giorno libero, sono molto legata alle mie radici. Nessuna piazza in particolare mi è rimasta nel cuore, ogni squadra mi ha lasciato qualcosa di bello e mi ha dato la possibilità di crescere».

Il suo anno d’oro?

«Ricordo le vittorie della Champions League: nel 2009 con Bergamo e nel 2016 con Casalmaggiore. Un anno molto significativo è stato il 2014: avevo 32 anni e volevo smettere. Ero senza squadra e per tenermi in forma mi allenavo sulla sabbia. Nonostante mi contattassero molte squadre, non ero convinta di nessuna scelta. Accettai di andare a Bolzano, che militava in A2, grazie all’insistenza dell’allenatore, ma a condizione di potermi allenare tutta la settimana a Ravenna, seguita da Gabriele Mazzotti, e unirmi alla squadra solo nel fine settimana per la gara. Vincemmo la Coppa Italia di categoria e ottenemmo la promozione in serie A1: fu l’anno della svolta che mi diede la spinta per continuare».

Qualche rimpianto o delusione a livello sportivo?

«Ho sempre seguito il mio istinto e, ad oggi, non ho grandi rimpianti. Ho rinunciato a situazioni e squadre perché erano lontane da casa: con la maturità di adesso accetterei chiamate anche provenienti da città lontane o dall’estero. La vita è una e bisogna giocarsela bene, viaggiare ti amplia gli orizzonti».

Una vita dedicata alla pallavolo, le è pesato?

«Da ragazzina qualche sacrificio l’ho fatto: mentre le mie amiche nel week-end si divertivano e andavano a ballare, io restavo a casa perché il giorno dopo avevo una partita. Non mi è mai pesato fare questo tipo di rinunce perché questo sport è la mia passione, è sempre venuto prima di tutto».

Cosa l’ha portata a firmare quest’anno con l’Olimpia Teodora Ravenna?

«Ravenna la conosco molto bene: 4 anni fa ho scelto di comprarmi casa e vivere qui. Ho sempre amato il mare e mi sono innamorata del modo in cui i ravennati vivono la spiaggia. Ho subito apprezzato la semplicità di questo posto e lo stile di vita molto più tranquillo rispetto ad altre località come Milano Marittima. Tra l’altro, lavoro da tre anni come bagnina in uno stabilimento balneare (al Bagno Waimea, ndr) a Marina di Ravenna, e, quando la squadra è tornata in serie A2, non potevo che restare a giocare qui. Ora ho la possibilità di godermi la mia casa non solo d’estate ma anche d’inverno: Ravenna è la seconda casa che mi sono scelta».

Com’è nata l’idea di fare la bagnina?

«Fare la bagnina nei mesi estivi, quando è finita la stagione pallavolistica, mi permette di tenermi in forma e di non restare ferma. Sono nata in campagna ma adoro il mare, e lavorare d’estate in spiaggia per me è il massimo. I romagnoli poi sono solari e simpatici: hanno una marcia in più. Per questo quattro anni fa decisi di prendere casa qui, dove si respira una forte cultura della pallavolo, anche se non immaginavo che un giorno avrei giocato nell’Olimpia Teodora, evidentemente me lo sentivo».

Nel 2012 ha vinto il titolo italiano di beach volley, che differenza c’è con la pallavolo?

«Sono due sport molto diversi, nel beach ti ritrovi faccia a faccia con le tue difficoltà, nella pallavolo c’è la forza del gruppo che ti aiuta. Il beach è più faticoso, più duro: sei da solo nella gioia e nei dolori. E’ uno sport bellissimo, è stata una bella parentesi ma, a differenza della pallavolo, che è sempre stato il mio lavoro, in Italia non è possibile vivere con il beach volley».

Cosa le piace fare nel suo tempo libero?

«Mi piace tantissimo leggere, soprattutto quando sono in trasferta. La lettura mi consente di estraniarmi dalla monotonia, di staccare la mente e concentrarmi su altro. Leggere serve per coltivare la fantasia e mantenere la mente sveglia. E’ una delle mie grandi passioni insieme al vino: ogni tanto mi concedo un week-end enogastronomico, mi piace scovare cantine sconosciute a livello commerciale».

Cosa farà quando deciderà di smettere?

«Ancora non lo so. Mi adatterò a qualunque situazione purché si tratti di un lavoro dinamico. Mi piace imparare cose nuove e sono pronta a fare tutto, l’importante è trovare qualcosa che mi appassioni».

Cosa le ha insegnato la pallavolo?

«La pallavolo mi ha fortificato fisicamente e mentalmente. A volte si vince, a volte si perde, ma, con il sudore e il sacrificio negli allenamenti, la settimana dopo hai la possibilità di riscattarti. Nella vita, non sempre hai questa opportunità, ma, se fai le cose con passione e lotti per quello in cui credi, alla fine vinci sempre».

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