Dik abbaia troppo e finisce in canile: evade, fa 15 chilometri e torna a casa

VERUCCHIO. Dik è un giocherellone di tre anni e mezzo, ama i bambini e si diverte da matti insieme a loro. Come tutti i piccoli non ha però un bel rapporto con il buio e quando il sole tramonta probabilmente si spaventa un po’ e inizia ad abbaiare. Tanto. Troppo. Al punto da essere costretto a finire in esilio. Non come Napoleone a Sant’Elena, ma in una struttura ad hoc. Sì, perché Dik è un segugio italiano nero proprio come la notte, uno splendido cane protagonista di una di quelle storie incredibili che solo il legame straordinario fra un “quattrozampe” e il suo padrone può scrivere. Una vicenda fatta di voglia di casa, evasioni (nel senso letterale del termine) e decine di chilometri fra strade di campagna e automobili schivate proprio nel buio per ritrovare la via maestra.

La storia di Dik

È il suo proprietario, un pensionato verucchiese con la passione per la caccia a ricostruirla. «Il cane ha sempre accompagnato la mia vita e quella della mia famiglia, in casa ne abbiamo avuto sempre almeno uno e negli ultimi anni siamo arrivati addirittura a quattro in contemporanea visto che per fortuna abbiamo un grandissimo giardino in cui possono sbizzarrirsi prima di venire ricoverati per la notte negli appositi box. Fra loro c’era anche Dik, che purtroppo, specie dopo la morte di due quattrozampe molto avanti con l’età, ha iniziato ad abbaiare a lungo durante la notte. Tanto da scatenare la reazione della nostra vicina di casa, che ci ha minacciato più volte di rivolgersi ai carabinieri e di presentare denunce agli organi competenti fino a convincerci a doverci purtroppo separare dal nostro segugio. A malincuore, perché oltre a essere un ottimo cane da caccia è anche buono come un pezzo di pane e davvero giocherellone: i figli di mio nipote se lo spupazzavano ore quando venivano a trovarci» racconta, tornando appunto indietro di qualche mese. «A fine agosto ho contattato i responsabili del canile di Faetano, nell’angolo più lontano della Repubblica di San Marino, e dopo aver compiuto tutti gli adempimenti burocratici da qualche centinaio di euro il 3 settembre l’ho portato sul Titano e l’ho lasciato lì con grandissimo dispiacere. A eccezione delle uscite per la caccia ma da tutt’altra parte, era la prima volta che lo portavo in quella zona. All’interno del carrettino chiuso previsto dalla legge fra l’altro».

Dik come Lassie

Nell’impossibilità quindi di vedere anche la strada che stava percorrendo. Eppure... Eppure, quattro mesi più tardi Dik ha fatto rimanere il pensionato letteralmente di stucco. «Qualche giorno fa, nel cuore della notte, verso le tre, ho sentito abbaiare davanti a casa. Inizialmente ho pensato fosse un sogno perché mi sembrava proprio il timbro del mio segugio, poi mi sono affacciato e l’ho visto lì. Davanti al cancello. Non riesco ancora a capacitarmi di come abbia potuto ritrovare la strada di casa da Faetano, da oltre 15 chilometri di distanza fra le pendici di San Marino e l’Alta Valcona. Di notte. Nel buio» si emoziona il 74enne verucchiese che sabato mattina ha quindi riportato il cane a Faetano. Ma Dik non si è arreso. Il tempo di un paio di giorni e domenica mattina rieccolo lì. Nuovamente di fronte al cancello, spinto ancora una volta dalla voglia di “evadere” e dall’aria di famiglia. «Ho contattato nuovamente il canile, i responsabili mi hanno detto che è un po’ irrequieto e che lo tengono nel grande terreno fra gli ulivi insieme ad altri quattrozampe più vivaci e insofferenti nei confronti dei box. E mi hanno invitato a tenerlo a casa, facendogli passare la notte in garage, visto che è qui che viene sempre. Magari! Non l’avrei mai portato in una struttura se fosse possibile. Ho cani da sempre, spesso appunto più di uno alla volta, figuriamoci se non lo terrei con me dopo averlo cresciuto. Ma non posso andare nei guai con la vicina di casa. Il problema è che lui oramai ha trovato il modo di scavalcare la rete e uscire dal canile e se non lo ricoverano nel box sarà sempre in fuga, con il rischio che prima o poi qualche automobilista lo prenda anche sotto».

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