Baseball Rimini: il guaio è aver perso un intero patrimonio

Parlare di Rino Zangheri in questo momento sembra quasi disonorarne la memoria. Quello che il “Pres” ha saputo costruire e conservare per 45 lunghi anni, vincendo e perdendo, meritandosi applausi e facendosi pure dei nemici, è stato spazzato via con un colpo di spugna in meno di un anno e mezzo. Basta un clic sulla tastiera del computer e una storia, gloriosa, di una società, salta per aria come i tappi di spumante nella più classica delle notti di Capodanno.

Ho avuto la fortuna di far parte di quella generazione che a Rimini viveva di sport: l’uscita da scuola al sabato faceva da preludio a un week-end favoloso. Sabato pomeriggio o la domenica mattina giocavano al Flaminio le due squadre di pallamano in A1 maschile, il sabato sera al palazzo l’A2 di volley, la domenica pomeriggio alle 14,30 il Rimini calcio in B, tre ore dopo a pochi metri di distanza cominciava la partita di basket di A2. E d’estate tutti allo Stadio dei Pirati per vedere il baseball. Qualche anno dopo ha fatto breccia anche lo sport femminile di alto livello, con gli scudetti della pallamano e le promozioni in A2 del Viserba Volley.

Ma guardando la situazione attuale, vi rendete conto come sia imbarazzante il disastro sportivo di questa città? La collezione di mancati salvataggi? In meno di 20 anni la pallamano è sparita nel nulla, Viserba ha dovuto rinunciare a giocare un’A2 con le ragazze di casa perché a una commovente sottoscrizione popolare non è seguito un supporto pubblico, il calcio del dopo Bellavista è naufragato tra retrocessioni in serie, fallimenti, improbabili compratori e adesso se un Giorgio Grassi, a modo suo visionario e indecifrabile, ma comunque puntuale nei pagamenti, dovesse mollare, cosa succederebbe? Il basket, costretto a subire l’onta della C Gold e per riemergere dagli inferi, gli appassionati, ripeto gli appassionati, hanno dovuto mettere in piedi una contestazione su facebook, un’altra pesante al palazzetto e un’operazione unica nel suo genere.

Ci era rimasto il baseball, l’isola felice, il regno di Zangheri. Quante volte abbiamo detto: “ma se molla il Pres, cosa succede?” Ecco cosa è successo, il disastro. Perchè qui non stiamo parlando di non disputare un campionato di A1, qui stiamo parlando di fine, forzata e traumatica, di un’era. Il Rimini Baseball ha coinvolto intere generazioni, ha portato gente allo stadio, ha riempito i parchi cittadini di mazze e guantoni (al Parco Marecchia bisognava fare i turni per bloccare i campi altrimenti non si giocava), ha trascinato tutti i paesi della provincia. Ora si è perso un punto di riferimento, in tantissimi si sono avvicinati al baseball perché c’erano i Pirati.

Andare allo stadio, in pochi o in molti, era tradizione, la voglia di emulare il campione che giocava con la mitica casacca neroarancione, scegliere quel numero in particolare, sbucciarsi le ginocchia per correre a prendere una pallina che volava in tribuna. In giorni come questi, senza scomodare l’ormai consueto discorso sulla poca cultura sportiva (è assodato), arriva la conferma che non c’è alcun interesse propositivo nel momento del bisogno, il menefreghismo impera. Esiste un Piano A: arriva il cavaliere bianco o il pirla, fate voi, che mette i soldi e tiene la squadra al vertice. Il Piano B? Boh, al massimo si chiude.
Le società, specialmente quelle di medio-piccolo cabotaggio, campano sul volontariato grazie agli appassionati e ai genitori dei propri tesserati. Ognuno pensa al proprio orticello, alla propria poltrona e non alla causa comune, l’importante è l’estetica e non la sostanza. Forse un giorno, probabilmente lontano, si ripenserà al modo in cui sono stati fatti colpevolmente cadere gli sport che hanno dato lustro e nobiltà alla città. E come sempre sarà troppo tardi.

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