Santa Sofia, investito in strada: corsa per salvare il lupo Noel

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SANTA SOFIA. Attenti al lupo nel Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Campigna e Monte Falterona. In questo periodo invernale, infatti, il grido reso famoso da decine di favole e da una celebre canzone di Lucio Dalla, risuona più che mai attuale. A stare attenti, però, dovrebbero essere i lupi stessi. Il 23 ed il 25 dicembre, a Badia Prataglia ed a Pratovecchio, nel territorio protetto, due lupi sono stati, infatti, travolti per strada: il primo si è salvato ed è in convalescenza nel Centro della tutela della fauna selvatica di Monte Adone nel Bolognese; il secondo è morto nell’urto. Nel primo caso il protocollo di intervento messo a punto dalle autorità ha funzionato alla perfezione, come racconta il comandante della sezione locale dei Carabinieri Forestali, il colonnello Marco Mencucci: «Alcuni cittadini hanno segnalato, verso le 20 del 23, la presenza di un lupo ferito a lato della strada. Siamo intervenuti allertando il medico veterinario del parco, Nadia Cappai, che, a sua volta, ha avvertito il centro di Monte Adone». L’animale è stato trasportato all’ospedale veterinario San Michele di Tavazzano con Villavesco, nel Lodigiano. Qui, il medico chirurgo Offer Zeira ha operato Noel (così è stato chiamato il giovane lupo) riducendo una brutta frattura alla zampa anteriore destra. «L’intervento è perfettamente riuscito – conferma la dottoressa Cappai – ed ora Noel riposa per poi essere lasciato libero in un recinto in cui potrà recuperare le energie. Non verrà messo a contatto con gli esseri umani e, una volta rimessosi, sarà rilasciato nel punto in cui è stato trovato, perchè raggiunga il suo branco». Sia Cappai che Mencucci ricordano che in questi mesi i lupi si muovono parecchio e incidenti di questo tipo sono tutt’altro che saltuari. In questi casi è necessario allertare il 1515. Il Parco, in una nota diffusa dopo l’accaduto, «ringrazia sentitamente gli abitanti di Badia Prataglia che hanno dato l’allarme, i Carabinieri Forestali del Parco, gli operatori del centro di Monte Adone».

Matteo Miserocchi

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