Riondino torna in Romagna. "Mi diverto a mettere triglie, principesse e tronisti in versi"

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GAMBETTOLA. Torna in Romagna David Riondino, autore e cabarettista fiorentino (1952) dai lunghi trascorsi anche romagnoli, promotore di eventi per i quali ha toccato collina e mare, da Longiano a Cesenatico fino a San Mauro.

Stasera alle 21, al teatro Comunale di Gambettola, Riondino si presenta nella veste a lui più gradita, di narratore “indisciplinato” con chitarra, cantando e recitando poesie e filastrocche apparentemente senza senso, in realtà surreali e raffinate. Suo è lo spettacolo Triglie, principesse, tronisti e alpini; dietro il nome di figure evocative, si celano racconti e versi in formato “pocket” che parlano di attualità e di politica, di costume e di economia. È un buffo poetare che attinge da origini anche nobili e lontane, e che lo distingue dagli altri.

È così Riondino?

«Effettivamente la “versificazione” di cui è ricca la mia produzione e ricerca non è consueta; io tendo a mettere ordine nei pensieri in forma di versi, in maniera anche classica: terzine, ottave, strofette, sono metri memorizzabili per raccontare un’epica contemporanea, trasformando cioè in versi la nostra cronaca. In forma sobria, con canzoni e chitarra».

Nel titolo mette insieme le triglie con le principesse, i tronisti con gli alpini. Vediamoli nei dettagli.

«È un cabaret che riassume in maniera paradossale cose diverse che in qualche modo mi appartengono. Le “principesse” sono in realtà canzoni tratte dal Decamerone di Boccaccio, estratti di una ballata che feci per Radio3: trasformai in canzone le diverse novelle. Ne ricavammo anche un disco. Qui ne riporto due, che riguardano una certa Madonna Filippa e Federico degli Alberighi, il quale ha a che fare con una nobildonna. Le “triglie” nascono invece come omaggio al poeta Ernesto Ragazzoni (1870-1920), alla sua poesia umoristico-filosofica a cavallo fra Otto e Novecento, poco nota ma interessante. È una filastrocca estratta da un mio libro di storielle sui pesci Lo sgurz (Nottetempo): materiali surreali, strampalati, giochi di fantasia che c’entrano anche con la politica. Ci sono poi canzoni inedite sugli “alpini” da me immaginati, mentre quelle sui “tronisti” hanno un riferimento all’attualità; fra queste ultime poesiole umoristiche una si chiama L’acrostico Renzi».

Cos’altro aggiunge a questo suo buffo repertorio?

«Vorrei anche leggere materiali letterari, pometti in ottave e terzine che trattano una specie di epica, dall’emigrazione alle relazioni umane, ai figli in provetta e procreazione. Argomenti insomma che affronto come piccoli trattatelli in versi, mi diverte vedere l’effetto che ne sortirà».

Le piace dunque una poesia anche strampalata dagli argomenti importanti.

«Questo tipo di poesia surreale, grottesca, umoristica, può avere padri nobili, compreso – perché no – Marino Moretti. L’estate scorsa feci un recital su di lui a Cesenatico e stasera mi piacerebbe leggerlo, ha delle cose anche graziose ed è un grande autore molto leggibile, cantabile, teatrale. Dietro alla polvere crepuscolare con cui è stato spesso raccontato, c’è molta vivezza».

Non si può non chiederle dei suoi anni vissuti in Romagna da cittadino, teatrante, organizzatore.

«Li associo alla giovinezza; è un bel patrimonio e sono contento di averlo speso anche un poco in Romagna. Mi sembra una terra ancora bella, con la sua delicata immagine dei colli e del mare sotto, un piccolo gioiello. Pascoli aveva visto giusto quando cita “l’azzurra vision di San Marino” e il villaggio, il mare, la campagna…».

Oggi come sono le sue giornate, di cosa si occupa?

«Vivo un po’ di più a Roma, ma giro sempre tanto con la mia ditta di produzione Giano. In particolare stiamo preparando Lo stallo, testo originale di Sandro Luporini, l’autore di Giorgio Gaber; è fatto alla maniera del teatro-canzone. La Fondazione Gaber lo presenterà nella sua rassegna allo Strehler di Milano. Si scoprirà se l’autore Luporini regge, come drammaturgo, anche senza Gaber».

Euro 12-10

Info: 392 6664211

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