Siamo gli Afterhours da 30 anni e suoniamo per voi... al cinema

SAVIGNANO SUL RUBICONE. Cinema e rock sono sempre andati a braccetto, sin dai tempi di Elvis e dei Beatles. E oggi nel mondo della musica si assiste a una riscoperta della sala cinematografica come “arena” per concerti registrati o dal vivo, per coloro che non possono essere sul posto del live. Rientra nella tendenza anche “Noi siamo Afterhours”, il docufilm per la regia di Giorgio Testi – accompagnato da un doppio cd live della band di Manuel Agnelli al Forum di Assago nell’aprile 2018 – per presentare il quale i membri del gruppo sono in “tour” nelle multisale italiane.

E domani, 30 gennaio, fanno tappa all’Uci Cinemas di Savignano dalle ore 15. Ci saranno Agnelli e Rodrigo D’Erasmo a presentare il film che documenta 30 anni di carriera della band milanese, dagli esordi in inglese alle tournée internazionali, dai cambi di formazione fino alla line up attuale. Le immagini del concerto si alternano alla voce narrante di Manuel Agnelli che conduce lo spettatore in un viaggio intimo attraverso la musica di una band entrata nella storia del rock italiano.

Ne parliamo con D’Erasmo.

Rodrigo, trent’anni non sono pochi. Se si volta indietro cosa vede?

«Io sono arrivato 10 anni fa, quindi vedo un progetto già a buon punto della sua storia, ma anche in questi ultimi 10 anni abbiano fatto un’enormità di cose tale, che non riusciamo a metterle tutte in fila, un decennio ricco di idee, soddisfazioni, cambi di rotta, tutto quello che fa grande una band: momenti di tensione, pause, gioia, difficoltà e idiosincrasie, ma anche grande coesione».

La collaborazione, l’incontro, l’esperienza più piacevole che ricorda?

Una cosa recente, mi ricorda quanto questa band sia vitale nonostante i 30 anni: è il programma “Ossigeno” su Rai3, lo scorso anno con Ben Harper a cui abbiamo proposto di suonare insieme. Dapprima era scettico, poi disponile a provare ed è nata una magia incredibile, abbiamo fatto una versione di un suo pezzo e un altro standard. È stato molto emozionante, soprattutto quando Harper ha ringraziato affermando che era un onore suonare con noi, a riprova che i confini tra i musicisti di tutto il mondo sono più labili di quanto a volte pensiamo. Il livello di professionalità è simile, cambia solo la dimensione del mercato».

Un po’ come la Pfm negli anni 70, voi avete girato il mondo, suonando ovunque. Alcuni hanno scritto che siete una delle migliori band dal vivo…

«Buongustai! ll live è parte fondamentale della vita di qualunque band, poi se sul palco non si sprigiona una qualità, una forza, un’energia, originalità, è difficile andare avanti solo con i dischi, specie oggi che si vendono sempre meno: il palco è il posto dove si fa la differenza».

Oggi che cosa vuole comunicare una rock band come la vostra? Che cosa deve essere il rock oggi?

«Il rock non può avere più la stessa forza di rottura che ha avuto negli anni dai 50 ai 70. È stato apparentemente depotenziato dei contenuti, ma sta riacquistando potenziale e contenuti e dal punto di vista sonoro stanno tornando le chitarre, perfino le punk band, non fatico a credere che tornerà di moda anche in Italia».

Agnelli ha detto che vuole godersi questo punto fermo della carriera e poi pensare a cose nuove. E voi altri cosa farete?

«Io sono in ballo su tante strade, da compositore di colonne sonore ad altri progetti come il tour finale con Le Luci della Centrale Elettrica e un tributo a Nick Drake insieme a Roberto Angelini. Poi faremo un tour in teatro io e Manuel da aprile (il 26 aprile saranno al Fabbri di Forlì). Ma ognuno di noi percorre la propria strada. Ritrovarsi ogni tanto tutti insieme, e poi fare scappatelle, fughe personali, un approccio da adulti. Così poi è bello ritrovarsi per scrivere e dire cose nuove tutti assieme».

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