“L’Orlando furioso” diventa un assolo-gioco con Accorsi...l’Ariosto bolognese

Accorsi, protagonista di un’avventura che ormai da cinque anni gira l’Italia, in mezzo ai cavalli realizzati da Mimmo Paladino, “gioca” quindi sul palco con un autore classico il quale, lui per primo, “giocava” con la materia narrata, con i personaggi, con l’endecasillabo e la lingua.
«La seconda versione – ricorda l’attore bolognese – mi vedeva in scena con Baliani (che domani recita a San Marino, ndr). Ora invece abbiamo scelto la forma del monologo. Ma tutto nacque quasi per caso, da un progetto realizzato al Louvre con Nina Savary, e che a me e a Marco aveva lasciato il desiderio di portare sul palco questo “qualcosa” che era nato, e che stava fra narrazione e azione. Così sono nati la versione con me e Baliani, due narratori-attori delle vicende narrate da Ariosto, e ora il monologo, filologicamente forse la forma più coerente con l’originale, visto che era Ariosto stesso, con le sue letture davanti alla corte ferrarese, a dare corpo e voce ai personaggi. Un grande uomo di spettacolo, capace di impiegare risorse “teatrali” per catturare l’attenzione del pubblico!».
“Orlando furioso” però è un’opera da quasi 40mila versi: cosa ha guidato la vostra scelta per farne uno spettacolo da meno di un’ora e mezza?
«La narrazione fa salti temporali, va avanti e indietro, ma abbiamo privilegiato due filoni tematici di riferimento: quelli che seguono i personaggi di Orlando e Angelica da una parte, Ruggero e Bradamante dall’altra».
Si parla d’amore, allora!
«Ma anche di molto altro: del castello di Atlante, della pazzia di Orlando, della fuga di Angelica… Anche se gli amori fra le due coppie sono emblematici: i personaggi si rincorrono, si cercano, si intravedono… E non si incontrano, o quando succede, non si riconoscono. Ariosto ci racconta infatti la parte più segreta e intima delle sue creazioni, e la loro reazione davanti alle vicende della vita. Poi, fra quello che la vita ci riserva, l’autore mette a nudo in particolare il tema dell’amore, con le sue tante facce e le idee che se ne hanno, a volte sbagliate! Ma ci sono in realtà tanti colori in “Orlando furioso”, e una cifra che lo ha reso immortale: l’ironia».
Un tratto in cui sia lei che Baliani vi riconoscete…
«Perché è un modo di raccontare le cose che non invecchia, e d’altra parte per un attore è divertente raccontare un’opera epica e agirla allo stesso tempo: non per niente, mi muovo moltissimo sul palco! Ma soprattutto è bello quando Ariosto rompe la finzione e dice la sua, ammiccando al pubblico, o quando prende in giro i suoi stessi personaggi e ce li avvicina».
Un esempio?
«Beh, quando fa cadere da cavallo la meravigliosa Angelica e le fa battere per terra il sedere, la rende… superumana, e più familiare che in qualsiasi altra situazione le potesse cucire addosso».
Allora torniamo al discorso dei classici sempre attuali…
«Però è la verità: attraversano i tempi e raccontano all’uomo dell’uomo qualcosa di importante. Così Ariosto: che riesce a creare eventi e personaggi che ancora oggi ci parlano. E ci parlano di noi».
Info: 0543 26355, Biglietti: 14-23 euro