Nella foresta a lanciare ululati per ascoltare la risposta dei lupi: che avventura al Rifugio Trappisa di sotto

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Al Rifugio Trappisa di sotto si va a “caccia” di lupi, ma ovviamente in modo incruento, nel senso che si va a caccia dell’ululato con la tecnica del wolf howling. La caccia all’affascinante abitante dei boschi, e non solo, è naturalmente proibita da decenni; non così era nelle nostre zone nel XIX secolo, come testimoniano bandi ed editti del Regno di Toscana conservati nell’archivio storico del Comune di Verghereto. Sabato prossimo è prevista un’escursione accompagnati dalla guida Emiliano Conficoni (con attestato di accompagnatore per wolf howling): “Il lupo ululà, Trappisa ululì…”, ammiccano sorridenti i promotori. Il programma prevede l’incontro al Rifugio alle 15.30 per una conferenza a cura del naturalista Giampiero Semeraro, con video e storie di lupi. Il forno di Trappisa inizierà a sfornare pizze e poi ci si inoltrerà in auto nella foresta fino a Pratalino per lanciare gli ululati registrati, in attesa di ricevere risposta dai lupi dei dintorni. Poi si scenderà a piedi alle Farniole tra storie locali e storie di lupi, tra leggenda e realtà. Prenotazioni tramite il sito www.trappisa.it o tramite whatsapp al numero 351-6215723 (Andrea). Ilwolf howlingè una delle tecniche non invasive di censimento del lupo, che sfrutta la sua naturale tendenza ad ululare. Consiste nell’emissione di ululati preregistrati inducendo così risposte vocali da parte dei lupi, permettendo di determinarne la presenza, di stimarne il numero e di accertare l’avvenuta riproduzione attraverso la risposta dei cuccioli. Il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi ha deciso di approvare, già dal 2016, uno specifico disciplinare per l’esecuzione del wolf howling a scopo didattico, al fine di non arrecare disturbo a questa specie. Quanto al “non disturbare” il lupo, non la pensavano così i Granduchi di Toscana. Maria Luisa di Borbone-Spagna, prima Regina e poi Reggente d’Etruria (ex Granducato di Toscana) nel 1806, stabilì “nuove disposizioni per assicurare sempre più l’estirpazione di questi dannosi animali”, tra le quali la concessione della patente dell’arma da fuoco ai componenti delle Brigate per la caccia ai lupi che ne fossero sprovvisti e la disposizione che i responsabili locali del Regno pagassero subito 120 lire per ogni esemplare abbattuto.

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