Muti con la Cherubini e Varga al Ravenna Festival

È a Nino Rota che è riservato il cuore del concerto che questa sera vedrà Riccardo Muti tornare sul podio di Ravenna festival, dopo aver tracciato un nuovo percorso delle Vie dell’amicizia, tra Jerash e Pompei. La scelta di dirigere e interpretare opere del compositore scomparso nel 1979, per Muti si nutre sempre del legame e del ruolo importante che Rota ha avuto negli anni della sua formazione. Era lui il direttore del Conservatorio di Bari quando Muti vi conseguì il diploma di pianoforte: «La commissione ti ha dato dieci e lode non per come hai suonato oggi ma per come potrai dirigere domani» gli disse, cogliendone tutto il talento.

Nino Rota, dunque. L’apertura del concerto spetta alla Suite di musiche da “Il padrino”: pagine tratte da entrambi i film, la prima parte del 1972 e anche la seconda del 1974, quella che all’autore fruttò l’Oscar: la musica del primo film non potè neppure prender parte alla competizione perché non originale, in quanto utilizzata (in particolare il celeberrimo tema d’amore) dallo stesso Rota in un film del 1958 oggi del tutto dimenticato, “Fortunella” di Eduardo De Filippo.

Ma poi Riccardo Muti non rinuncia a dar voce al volto ingiustamente meno conosciuto – ma certo non meno degno di attenzione – del catalogo di Rota, quello di compositore di musica cosiddetta “assoluta”, ovvero non asservita alle logiche e alle dinamiche della colonna sonora applicata al cinema. Così, invita a unirsi all’Orchestra Cherubini uno dei migliori violoncellisti della scena internazionale, Tamás Varga, da oltre un quarto di secolo primo violoncello nientemeno che dei Wiener Philharmoniker – con i quali Muti ha senza dubbio un rapporto privilegiato – e che il pubblico di Ravenna festival già ha potuto apprezzare nel 2020. E lo invita per eseguire il Concerto per violoncello n. 2 composto da Rota nello stesso periodo del film di Francis Ford Coppola, nel 1972, senza un destinatario ben preciso ma per onorare uno strumento che amava in modo particolare. Tre movimenti che si susseguono dalla spensierata leggerezza “rococò” dell’Allegro iniziale al lirismo notturno dell’Andantino fino al virtuosismo del Finale.

Il ricco programma del concerto prosegue poi con un’altra Suite, la seconda da “El sombrero de tres picos”, partitura per un balletto di “ambientazione andalusa” che Manuel De Falla compose su richiesta dei Balletts Russes di Djagilev, e che debuttò a Londra nel 1919, scene di Pablo Picasso e coreografia di Léonide Massine. E, infine, con una delle opere più amate e “iconiche” del XX secolo: il “Boléro” di Maurice Ravel, composto nel 1928 e anch’esso inizialmente pensato per la scena danzata. Una destinazione ben presto dimenticata sotto la forza ipnotica dell’implacabile crescendo cui è affidato quel tema di sedici battute in do maggiore e che attraversa tutta la pagina. E che non smette di conquistare il pubblico.

Il concerto al Pala De André inizia alle 21.

Info: 0544 249244

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