Musica, nuovo singolo del cesenate Marquez

“I lupi alle porte della città” è il nuovo singolo di Marquez estratto da “I vinti”, album pubblicato a novembre. Il brano è remixato da Luca Giovanardi dei Julie’s Haircut e il video diretto da Daniele Quadrelli è stato girato nel parco fluviale alle porte di Cesena.

Marquez, pseudonimo di Andrea Comandini, è cantautore e compositore. Il suo stile è caratterizzato da varie sfumature rock, indie e cantautorali. Ha inoltre collaborato con nomi come Gianni Maroccolo, Ivan Graziani, Omar Pedrini.

Marquez, com’è nata l’idea dei “Lupi alle porte della città”?

«Il testo è stato scritto partendo da una suggestione estemporanea fluita in uno “spoken word” successivamente perfezionato. Insieme a Michele Bertoni, che ha curato l’intera produzione del disco, è stato in seguito inserito dentro il paesaggio sonoro nebbioso che caratterizza tutte le canzoni dell’album».

Ci spiega il titolo?

«È semplicemente un’immagine forte dalla quale è scaturita una personale riflessione sul male. Queste canzoni nascono tutte da una qualche evocazione visiva e prendono strade inaspettate».

Il singolo è estratto da “I vinti”, ma chi sono per lei i vinti?

«Oh, questo richiederebbe una lunga chiacchierata; diciamo che per quel che mi riguarda il concetto coinvolge l’intera società contemporanea che vedo soccombere per sua stessa mano. Io qui mi sono limitato a immaginarne una parte, sperando nell’esistenza di una piccola resistenza poetica consapevole della sconfitta e capace di osservarla da un punto di vista atro, con dignità».

Il video del singolo è stato girato a Cesena, la sua città, perché ambientarlo lì?

«Sicuramente il periodo pandemico ha contribuito alla scelta, non è facile muovere liberamente una produzione in questo momento, anche se piccola come la nostra. C’è poi la scelta stilistica, l’ambiente fluviale infatti è il filo rosso che lega tutti i video realizzati per il disco».

Questa città romagnola per lei che valore ha?

«È la città dove sono nato e il legame è inscindibile, ma sento spesso il bisogno di cercare qualcosa di più altrove, perché qui non lo trovo. Negli ultimi vent’anni sono cambiate tante cose in peggio, trovo che occorra recuperare con grande urgenza un’attenzione attiva alle tematiche socio-culturali».

Quali sono i motivi che l’hanno portata a scegliere Marquez come nome d’arte?

«È semplicemente il frutto di una infatuazione letteraria giovanile per alcune cose di Gabriel Garcia. Mi pare sia stato Richard Ford a rispondere, quando gli è stato chiesto perché scrivesse, “scrivo perché leggo”. Ecco, il mio scrivere canzoni lo devo senz’altro più alla letteratura che alla musica».

La scintilla con la musica quando è scoccata?

«Non credo ci sia mai stata una scintilla, ricordo un fuoco da sempre. Ho pensato spesso di lasciarlo spegnere, poi mi sono sempre ritrovato ad alimentarlo di nuovo; forse proprio perché, a questo punto, la musica per me è solo un mezzo per usare le parole, come dicevo».

Come sta vivendo questo difficile periodo?

«In passato mi sono ritrovato spesso a riflettere sulla solitudine e il distacco, non sono nuovi concetti per me e questo sicuramente mi ha aiutato a vivere più serenamente il momento. Tuttavia credo che ci troviamo di fronte alla possibilità preziosa di ripensare molte cose, un’opportunità che spero sapremo cogliere».

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