Morta in casa di riposo a Ravenna. L'ipotesi: un farmaco sbagliato

E’ morta la vigilia del giorno dell’Epifania, all’interno della casa di cura nella quale era appena entrata. Un’anziana signora, 90 anni compiuti. Il sospetto, tuttavia, è che a provocarne il decesso non sia stato il naturale decorso legato all’età anagrafica, bensì l’effetto di un dosaggio errato di farmaci. Un cerotto, per l’esattezza, applicato giusto poche ore prima che chiudesse gli occhi per non riaprirli più. L’ipotesi, di riflesso, ha portato a iscrivere nel registro degli indagati una giovane operatrice sanitaria che era di turno in quelle ore nel piano in cui l’anziana era stata accolta, all’interno di una nota struttura di assistenza situata in centro a Ravenna. La professionista, 23 anni, è per il momento l’unica dipendente ad avere ricevuto l’avviso di garanzia che vede come capo d’accusa provvisorio lesioni e omicidio colposo.

Medicine nel cerotto

Allo stato attuale si tratta di un atto dovuto nell’ambito del fascicolo aperto dal sostituto procuratore Marilù Gattelli, che ha disposto l’autopsia prima di concedere il nulla osta per la sepoltura. Si vuole capire che cosa abbia provocato la morte dell’anziana, e soprattutto quanto abbia influito sul suo stato di salute un particolare medicinale, un oppiaceo somministrato attraverso l’applicazione di un cerotto cutaneo. Stando a quanto emerso in prima battuta, pare infatti che il farmaco non facesse parte della terapia prescritta nella cartella clinica dell’anziana. Sta di fatto che la signora è morta inaspettatamente poche ore dopo, sollevando pertanto i dubbi dei parenti. Dubbi che anche la Procura ora vuole chiarire. Per questo è stato deciso di procedere con l’accertamento diagnostico. E ieri l’incarico per l’autopsia è stato affidato al medico legale Guido Pelletti alla presenza del difensore dell’infermiera, assistita dall’avvocato Massimo Pleiadi, che a sua volta ha nominato come consulente di parte la dottoressa Marta Sicuranza. Analoga scelta fatta dai familiari dell’anziana; le figlie, assistite dall’avvocato Carlo Benini, hanno deciso di seguire l’accertamento autoptico avvalendosi dell’anatomopatologa veronese Donatella Fedeli. Gli esperti dovranno stabilire la causa della morte, esprimendosi anche sul nesso di causalità, vale a dire la correlazione tra il farmaco assimilato e il successivo decesso. Sarà invece compito delle indagini appurare chi era presente in clinica al momento dell’applicazione del cerotto, e se eventualmente altri operatori sanitari oltre alla ragazza indagata siano responsabili della somministrazione del farmaco sbagliato.

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