Modigliana. La riscoperta dello scalogno romagnolo

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Una vetrina per lo scalogno romagnolo e per l’unica zona del Forlivese, quella di Modigliana-Tredozio, che rientra nel Consorzio per la valorizzazione di questo prodotto. Al Macfruit di Rimini al via domani lo stand della Regione Emilia-Romagna metterà in vetrina uno dei prodotti caratteristici e in forte espansione che dal 2018 ha creato un’associazione, il Consorzio dello Scalogno di Romagna Igp, per far conoscere questa coltura che arriva dal passato, poi non proseguita su grande scala perché si pensava poco economica e senza grande interesse tra i consumatori, ma che da anni è tornata alla ribalta, riscuotendo successo sul mercato. Un’azienda agricola che ne fa parte è quella di Manuele Malavolti, di Modigliana. «Lo scalogno romagnolo – spiega lo stesso Malavolti – è un prodotto unico, diverso da quello classico, olandese o francese. Dal 1997 ha ottenuto il marchio Igp. Ha un sapore e un colore viola particolari. Non produce semi, ma viene solo trapiantato con i bulbilli. Non ha infiorescenze né impollinazione e questo vuol dire non subire contaminazioni. Nei secoli è rimasto inalterato».

Ma come si usa in cucina lo scalogno romagnolo? «È riscoperto anche da grandi chef – sottolinea il titolare dell’azienda agricola di Modigliana –. L’utilizzo può essere lo stesso dello scalogno tradizionale, anche se il gusto e il sapore è diverso. Dal classico sugo scalogno e prosciutto ad altre ricette, lo scalogno romagnolo è in grado di dare ai piatti un aroma forte, dolce e delicato».


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