Modigliana, Antonio Gramentieri a teatro con le "Stagioni diverse"

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Prosegue come sempre ricca di progetti diversi l’attività del chitarrista, produttore e autore modiglianese Antonio Gramentieri, diviso tra parole e musica. Queste si fondono in “Stagioni diverse”, lo spettacolo più recente del musicista, che lo vede in coppia con il suo storico sodale Diego Sapignoli alle percussioni, con cui ha condiviso il percorso fin dalla prima band Sacri Cuori.

«Lo spettacolo nasce da “Antenne” – spiega Gramentieri -, il docufilm realizzato lo scorso anno dopo il ritrovamento delle videocassette di Telemodigliana, una delle primissime esperienze di tv locali negli anni Settanta. Il film non può ancora essere pubblicato perché iscritto a diversi concorsi, dei quali bisogna aspettare l’iter, ma dal “diario sentimentale” che c’è alla base, abbiamo tratto uno spettacolo teatrale. A breve, prima del film, uscirà un libro, che documenta questa pionieristica avventura nel luogo più improbabile del mondo: un piccolo paese della collina romagnola dove sono nato».

Lo spettacolo teatrale come si svolge?

«È a metà tra un reading e un concerto, in cui vengono letti stralci del libro su una base musicale, con alle spalle proiezioni video. È un racconto diverso ogni sera, che, anche se riguarda una piccola realtà, consente a molti di riconoscere elementi di memoria personale. La parte video è curata da Domenico Giovannini, che è con noi sul palco a muovere i filmati in tempo reale».

Avete già girato l’Italia, ma non siete ancora stati in Romagna.

«Ci verremo, ma in piccoli locali, perché si tratta di un racconto che vogliamo fare guardando negli occhi le persone».

Negli ultimi anni lei ha scritto libri, pubblicato dischi, aperto uno studio di registrazione, e realizzato colonne sonore, tra cui quella internazionale della serie di Netflix “Wanna”. Sta sempre più cercando la multidisciplinarietà?

«Mi piacerebbe dire che c’è un progetto dietro questo percorso, ma in realtà si tratta di un fatto casuale. Penso sia anche effetto degli ultimi anni, che per il mondo della musica sono stati pesantissimi, quindi si cercava una via di sopravvivenza. Alla fine quel che mi è sempre interessato è raccontare storie, non importa come. Anche nei miei brani strumentali l’intenzione è raccontare storie, riportando le impressioni dei tanti luoghi del mondo che ho visitato, e di quello immaginario in cui convergono tutte le geografie che ho attraversato».

Lo scorso anno ha pubblicato insieme a The Graces l’album “Colorama”, seguito da un tour. Il sodalizio con il duo toscano proseguirà?

«Il progetto era limitato a quel disco, anche perché non è facile trovarsi, tra tutti gli impegni miei e loro. Ne siamo soddisfatti, e non è escluso che ci ritroveremo in futuro».

The Graces per anni hanno lavorato con la cantante scozzese, ex partecipante di X Factor, Emma Bunton: visto che lei ama usare voci femminili nei suoi dischi, ha pensato di fare qualcosa con Bunton?

«Sono in ottimi rapporti con Emma, che è stata il punto di contatto con The Graces, ma lei da qualche anno è tornata a vivere in Scozia. Ho già suonato con Emma And The Graces dal vivo, ed esiste una versione inglese della colonna sonora di “Wanna”, cantata da Emma, che prima o poi pubblicheremo. Dovesse tornare in Italia, sicuramente parleremo di altri progetti».

Continuerà ad utilizzare lo pseudonimo Don Antonio?

«Ho firmato così i miei ultimi dischi, ma ultimamente uso “Antonio Gramentieri in arte Don Antonio”, che ha un che di antico ed ironico. Così firmo i libri, e in futuro anche i dischi».

Progetti futuri?

«Il 2022 è stato in assoluto l’anno più intenso per me, e, se posso dire, anche “di successo”, ma non faccio un vero tour dal 2019, e per me stare fuori dal palco è totalmente atipico. Purtroppo gli ultimi tempi hanno lasciato macerie soprattutto sulla mia attività internazionale, che voglio ricostruire, ma non sarà facile».

Quali sono le difficoltà del momento attuale?

«Ancor più della pandemia, i social hanno cambiato profondamente il mondo artistico, e moltissimi oggi lo vedono come un’attività individuale e individualista, presentandosi da soli, o da protagonisti assoluti. Questo è talmente distante da me, che lo vivo con dolore. Per me la musica è condivisione e interscambio, quindi quando viene meno la dimensione di band o gruppo di lavoro, sono poco interessato».

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