Missiroli: «La letteratura è come l'amore, si capisce tutto col tempo»

RIMINI. Si conclude oggi la rassegna Ad alta voce con l’appuntamento previsto alle 18 al teatro Amintore Galli dal titolo “Immagimare. Le parole che svelano orizzonti”. Elasti (al secolo Claudia De Lillo) presenterà gli scrittori Giorgio Fontana e Marco Missiroli, il romanziere e saggista Stefano Massini, e l’attrice Amanda Sandrelli. L’accompagnamento musicale sarà curato dal gruppo Stag e a seguire si terrà il dialogo tra il giornalista Pierfencesco Pacoda e la musicista Cristina Donà, che concluderà l’evento con una performance musicale.
Lo scrittore Marco Missiroli, reduce dal recente vittoria al Premio Strega Giovani, coglie al volo un’altra occasione per tornare nella sua amata città.
Cosa ha pensato di offrire questa volta ai riminesi?
«Partendo dal tema legato all’immaginazione, sono indeciso se fare una lettura del cuore, però forse un po’ stereotipata e già conosciuta a Rimini, cioè la sceneggiatura originale di Tonino Guerra per Amarcord, oppure se sceglierne una nuova: un piccolo racconto di Beppe Fenoglio, Il gorgo, in cui viene descritto il salvataggio da parte di un bambino di suo padre. Da una parte l’immaginazione come incanto e dall’altra come dolore. Al momento ho questo dialogo interiore che mi porterà poi alla scelta!».
È contento di avere un’altra occasione per tornare a Rimini?
«Sì, per me è sempre incredibile tornare a casa. Ci sono persone che pur avendone tante non si sentono mai a casa, mentre io provo un amore sconfinato per la mia città. So che avrò sempre una salvezza nella mia vita, perché ci sarà sempre Rimini».
Cosa ha rappresentato per lei vincere il Premio Strega Giovani?
«È stato una vera sorpresa, perché Fedeltà è un libro sul disincanto e non mi aspettavo che tanti lettori giovani potessero apprezzarlo, mentre Atti osceni in luogo privato era un lavoro a loro più vicino. Come tutte le competizioni ha i suoi pro e i suoi contro, ma in generale è stata una bellissima esperienza. La vittoria dello Strega di Scurati (Missiroli era fra i finalisti, ndr) l’ho trovata giusta perché il suo libro rappresenta proprio la nostra epoca».
Come descriverebbe il passaggio che da “Atti osceni in luogo privato” l’ha portata a “Fedeltà”?
«Dall’incanto iniziale dell’amore, sono passato alla vita vera e quindi al disincanto. Come nell’amore, anche nella letteratura si comprende tutto con il tempo e questo vale sia per i lettori sia per gli autori stessi».
Come concilia la scrittura di romanzi con la collaborazione con il Corriere della Sera?
«Si tratta sempre di scrittura ma entrano in gioco un cervello diverso e un cuore diverso. I miei articoli di narrativa per il giornale sono diversi dai miei romanzi, così come dai racconti. È proprio come avere tanti cuori e tanti cervelli. Ogni cosa che si scrive ha così una propria anima».
A questo si aggiunge l’esperienza di docenza alla scuola Holden di Torino.
«Ecco, quello è addirittura un altro corpo. Insegnare è una delle esperienze che mi ha dato di più nella vita».
Cosa consiglierebbe a chi vuole fare lo scrittore?
«Di avere un’idea forte in testa quando ci si siede alla “macchina da scrivere” e di avere tutta la forza necessaria per reggere la fatica. Questo non significa avere sempre l’ispirazione, ma sentire un collegamento con la propria anima».
Cosa c’è tra i suoi progetti?
«Collegandomi a ciò che dicevo prima, non credo che scrivere debba essere un’operazione forzata, meglio scrivere poco e bene. Anzi, l’ideale sarebbe fare un altro lavoro e mettersi a scrivere la sera per il piacere di farlo. Fedeltà è uscito da poco quindi mi prendo tutto il tempo di vederlo diventare una serie su Netflix, mentre Atti osceni in luogo privato sarà un film».

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