Mirella Serri e il suo libro sulle donne durante il fascismo

Amato dalle donne ma incapace di amarle, Mussolini: fautore anzi di un maschilismo brutale che continua a serpeggiare. Ancora una volta Mirella Serri, saggista e docente di Letteratura italiana moderna e contemporanea alla Sapienza, con il nuovo libro Mussolini ha fatto tanto per le donne! Le radici fasciste del maschilismo italiano fin dal titolo non fa mistero della sua tesi. «Molti hanno messo in rilevo il rapporto che Mussolini aveva con il mondo femminile, e non mancano neppure le analisi delle leggi. Io dal canto mio analizzo la modalità violenta e brutale di questo rapporto, e il portato di una mentalità che si insinua anche dopo la guerra».

Parla di leggi specifiche?

«Certo: dopo aver visto, nel suo passato socialista, le compagne prendere posizione e agire accanto agli uomini, arrivato al potere Mussolini andò a minare ogni progresso in campo sociale. Inasprì il Codice di famiglia, per esempio, e modificò anche il Codice penale donando lunga vita al delitto d’onore. Niente di strano per uno che chiamava le donne “orinatoi”, e le considerava incapaci di volere e di pensare. I suoi luoghi comuni ebbero facile presa però su una società già propensa ad accettarli, e con il fascismo diventarono un comune sentire di massa tanto che anche gli antifascisti mutuarono certi atteggiamenti».

Nel libro lei afferma che questo si manifestò dai primordi.

«Certo, fin dalla marcia su Roma gli squadristi esercitavano una violenza incredibile, e gratuita, sulle donne che non li sostenevano, ma comunque l’atteggiamento era sempre quello della beffa e dello sberleffo con le loro canzoncine a evidente sfondo sessuale. Pensi alla classe politica precedente, a un Giolitti: non era certo femminista, ma non si sarebbe mai sognato di definire le donne così».

E questo veleno si radicò.

«Giovanni Leone, futuro presidente della Repubblica, ancora nel 1947 sosteneva che le donne non potevano entrare in Magistratura perché non sufficientemente equilibrate mentre altri giuristi affermavano che “in certi giorni” le donne erano intrattabili, quindi inadatte a un ruolo di giudizio».

Eppure, molte donne sofisticate e colte furono preda del fascino di Mussolini.

«Era indubbiamente intelligente, grande oratore, e capace di sedurre per la sua cultura. Quando poi divenne il “duce”, il potere si cumulò al fascino personale e a una capacità di esercitarlo in maniera efficace per la sua autorappresentazione, come successe varie volte per gli aiuti alle vedove di guerra che gli si presentavano. Non è da trascurare inoltre che fu il primo politico a presentarsi ammantato di una sorta di “potenza” virile, emulata oggi per esempio da Putin: il corpo di Mussolini era quello di un uomo in tutta la sua virilità, non in redingote, ma a torso nudo!».

E questo fece presa anche su una intellettuale come Margherita Sarfatti.

«Lei lo conobbe che era ancora molto rozzo, e lo dirozzò: ma fu solo una delle tante che lui sfruttò per affermarsi, come aveva fatto con altre da giovane quando si era dovuto rifugiare in Svizzera, o come fece con Ida Dalser che vendette tutto, casa, gioielli, anche il salone di bellezza per finanziare la creazione del “Popolo d’Italia”. Insomma ci sono tante pieghe nelle carte e nelle lettere che raccontano questa storia del duce, e che non erano ancora state esaminate con sufficiente attenzione. Mussolini oltre a essere un traditore seriale “usava” le donne in modo frettoloso e brutale, ispirato anche dalle idee del filosofo austriaco Otto Weininger che sosteneva che la donna indebolisce l’uomo, e gli succhia l’energia vitale proprio come fanno gli ebrei nei confronti della società».

Ma qualcuna riuscì a ribellarsi a questa fascinazione?

«Mi sono affezionata molto alla figura di Argentina Altobelli, sindacalista, un personaggio encomiabile e bellissimo che incontra Mussolini ma non se ne fa irretire e ne comprende tutti i limiti…».

Lei poi è già di nuovo alla ricerca di altre pieghe nelle carte e nei documenti.

«Sì, il prossimo saggio sarà sempre dedicato alle donne, ma abbraccerà stavolta gli anni Cinquanta».

Claretta che morìper le sue colpenon per Mussolini

Nel 2021 Mirella serri ha dato alle stampa, sempre con Longanesi, “Claretta l’hitleriana. Storia della donna che non morì per amore di Mussolini”. Una indagine che restituisce a Petacci il vero ruolo politico. Non una sciocca, non soltanto una delle «mantenute di Stato», ma un’abile e astuta calcolatrice. Pronta ad avvalersi di informazioni riservate per gestire attività ad altissimo livello (antisemita convinta diede il suo apporto al traffico di certificati falsi da vendere alle famiglie ebree più facoltose). Avveduta e intrigante, a Salò sposò la causa del Reich e tentò di porsi come diretta interlocutrice di Hitler.

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