Mercadini presenta a Cesena il suo libro su Leonardo e Michelangelo

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Roberto Mercadini (1978) da Sala di Cesenatico, monologhista, autore, poeta, affabulatore, youtuber, torna in scena con una novità editoriale. Debutta nelle librerie italiane, in questo martedì 19 aprile, il suo nuovo romanzo “L’ingegno e le tenebre” (Rizzoli) libro che lo riporta all’arte, a Leonardo e Michelangelo, al Rinascimento. Il volume viene presentato oggi in prima assoluta, nell’aula magna della Biblioteca Malatestiana di Cesena con un doppio incontro, alle 17 e alle 21.

L’autore aggiunge un altro tassello alla sua eclettica produzione, capace di passare con naturalezza da “Bomba atomica” (Rizzoli) – vincitore del torneo letterario Robinson di Repubblica – che s’immerge nella seconda guerra mondiale, a un’epoca e personaggi quasi mitizzati.

Mercadini, fra i temi che narra che peso occupa l’arte?

«Vado per mostre e musei sin da bambino, mio padre e i suoi amici si interessavano di pittura e in me è cresciuta la passione sebbene non abbia mai dipinto. Ho l’abitudine di studiare per scrivere libri e monologhi, così come scrivo monologhi per poter studiare. Ho cominciato con un monologo sul viaggio di Leonardo in Romagna, è seguito uno spettacolo sulla vita di Leonardo. Studiandolo, ho incontrato la diversità fra Leonardo e Michelangelo, la loro rivalità. Questa cosa mi è rimasta dentro».

E ne ha ricavato un libro.

«Non è un libro solo su Leonardo e Michelangelo, ma sul loro mondo, sul Rinascimento, è un libro totale. Dentro ci sono Masaccio, Mantegna, Botticelli, Piero della Francesca, il Perugino, Raffaello, e artisti meno conosciuti come Piero Di Cosimo, Pietro Torrigiano, Antonio Rossellino. Il titolo fa riferimento a un’epoca che vide sì tanti geni, ma pure guerre, fanatismi religiosi, ignoranza scientifica. La mortalità era spaventosa; Lorenzo il Magnifico morì di gotta a 43 anni, insomma, un tempo splendente e oscuro».

Parla di Leonardo e Michelangelo soffermandosi pure sul ruolo dell’allievo e del maestro.

«Fu un rapporto fondamentale questo, nel Rinascimento. Si andava a bottega, si assorbiva i precetti del maestro ma, se a un certo punto non te ne distaccavi, diventavi solo un epigono. Quindi dovevi tradire il maestro. Cito Filippino Lippi imitatore di Botticelli, Raffaello simile al Perugino, ma entrambi sono diventati artisti di originalità. Leonardo e Michelangelo invece non sono mai stati simili al loro maestro. Viene da chiedersi come abbiano fatto».

Come ha impostato questo suo racconto?

«Non ho inventato niente, mi limito a riportare fatti storicamente avvenuti o documentati, parole scritte o riportate dai testimoni. Poi però mi sono sforzato di rendere la narrazione interessante, con una suddivisione a trittici, a gruppi di tre capitoli. Dove il primo introduce il contesto storico artistico, il secondo parla di Leonardo, il terzo di Michelangelo, di 23 anni più giovane. Gli argomenti sono comunque strettamente collegati gli uni gli altri, al punto che l’insieme è totalmente unitario, organico».

Come lo definirebbe?

«Sicuramente è simile a un romanzo, ma non è un romanzo perché non è inventato, sulla falsariga di “Bomba atomica”. È il mio modo di raccontare».

La poesia, suo riferimento agli esordi, è stata in questo caso un punto di partenza?

«Sono un narratore, qualunque argomenti affronti lo tratto come storie da raccontare. Che sia un fatto storico, un’opera d’arte, un mito, ho lo stesso approccio di chi racconta storie e vuole trasformarle in una narrazione, ossia renderle avvincenti. Ci sono però momenti in cui la mia scrittura vive di un’accensione lirica e poetica. Ciò che però tiene insieme il tutto non è la poesia, ma è la narrazione, che contiene anche la poesia».

I suoi Leonardo e Michelangelo come il Rinascimento appaiono diversi da come “il mito” li ha raccontati.

«Li racconto con senso anche di umorismo, che diventa per me un senso dell’orientamento. Così il libro è anche comico, il personaggio di Leonardo invoglia a bere qualcosa con lui, Michelangelo è meno simpatico ma è anche estremo, ha debolezze, paure. Non capisco perché, per la serie tivù “Leonardo”, si sono dovuti inventare un artista accusato di omicidio, un personaggio femminile inesistente. È assurdo, ci sono così tante cose da raccontare delle loro vite e dell’epoca che non riesco a capire perché non siano mai state raccontate così come faccio io. È un mistero».

Ingresso gratuito.

Info: 0547 610892

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