Marta e Carlotta il lato femminile del Barolo Rinaldi
- 19 febbraio 2022

In cantina si sente semplicemente a casa. Regista sensibile di quel mondo ovattato fatto di profumi e penombre, Marta Rinaldi travasa, pigia, supervisiona, pulisce le botti. Guardarla all’opera è uno spettacolo, gustare i vini che realizza insieme alla sorella Carlotta (capo indiscusso in vigna) una prelibatezza per il palato. Papà Giuseppe, mancato a settembre del 2018, era un simbolo del Barolo classico. Un po’ vignaiolo e un po’ filosofo, burbero quanto basta, appassionato dei suoi sigari e delle motociclette, oltre che delle sue adorate api, era un uomo toccato dal genio: quello di saper lavorare l’uva della sua terra come pochi altri. Per alcuni un’eredità tanto ingombrante potrebbe risultare quasi insopportabile da gestire, ma non per Marta e Carlotta, a cui Beppe ha insegnato ogni cosa. E oggi dall’azienda “Giuseppe Rinaldi” escono vini che sono la somma di due pensieri, quello del “vecchio” papà e quello delle figlie che hanno in mano le redini.
La conduzione dei vigneti e la vinificazione interpretano le filosofie tradizionaliste di Langa, con riguardo alla naturalità del prodotto e al rispetto dei caratteri varietali dei vitigni coltivati. A lunghe macerazioni sulle bucce in tini tronco-conici aperti, seguono affinamenti in botte grande, di rovere di Slavonia. A inizio ‘800, Battista Rinaldi era coltivatore di alcune vigne del Feudo dei Marchesi Falletti di Barolo. In seguito, divenne proprietario coltivatore e venditore dell’uva prodotta. Successivamente, con i figli, si convertì a vinificatore e imbottigliatore. La stessa tradizione aziendale, di carattere e dimensioni artigianali, era continuata con Giuseppe ed è poi stata tramandata alle attuali generazioni. L’azienda produce Barolo per circa il 60% (vigneti Brunate, Le Coste, Cannubi-San Lorenzo, Ravera) e per il rimanente vini piemontesi quali Dolcetto d’Alba, Barbera d’Alba, Nebbiolo, Freisa delle Langhe, Ruchè.