Forlì, il baritono Giulianini ritrova la mamma dopo 27 anni: "Sono rinato"

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«Quando l’ho abbracciata ho pensato di essere rinato dal suo corpo, come se quel cordone ombelicale che è stato reciso per 29 anni si fosse riattaccato per non staccarsi mai più». Di lei, Zorka, Daniel ricordava solo gli occhi e i lunghi capelli neri. L’ultima volta che l’aveva vista aveva solo sei anni, l’aveva guardata andare via attraverso le grate del cancello dell’orfanotrofio in Bulgaria. Ogni domenica la sua mamma lo veniva a trovare, gli portava un dolcetto, «un wafer bianco, me lo ricordo bene». Daniel Giulianini sorride: è il ricordo agrodolce di un passato che ieri è tornato presente, riportandogli tra le braccia la stessa donna che 34 anni anni prima lo aveva messo al mondo. È scesa da un aereo atterrato a Bologna e si è materializzata di fronte a lui in carne e ossa. Per comunicare con lei c’era un’interprete, ma non c’è stato bisogno di nessuna parola.

Lo stesso sangue

«Il sangue del tuo sangue sa da sé» dice semplicemente Daniel, che nel lasso di tempo di vita trascorsa è diventato un baritono di fama mondiale, si è sposato con Angela e ha avuto due figli, Thomas di 3 anni e Brian di 8. Zorka ieri mattina ha conosciuto anche loro, «i suoi nipoti di sangue, li ha sentiti subito “suoi”». E i lineamenti non mentono. La somiglianza tra Daniel, i bambini e la madre Zorka emerge chiara al primo sguardo, «sì, sono proprio suo figlio». A 34 anni, però, Daniel è consapevole dell’importanza dell’evento, dell’impatto che l’aver ricongiunto le estremità della sua vita, quella in Bulgaria e quella nella sua Forlimpopoli, può avere sulla famiglia che l’ha accolto e accompagnato nella crescita. «Non è facile avere due mamme - ammette - i miei genitori adottivi mi hanno cresciuto, sono la mia famiglia, e anche lei lo. Non è semplice quello che andrò ad affrontare». Il percorso che ha portato Daniel e Zorka a riabbracciarsi è noto. Lei è “ripiombata” tra le sue braccia dopo cinque lunghi anni di ricerca, dopo che tante volte Daniel aveva creduto di averla persa per sempre, dopo che per tante volte si è sentito dire che era morta, che non c’era più nulla da fare. Fino a quando attraverso il codice fiscale che era rimasto impresso sul foglio dello stato di abbandono un’investigatrice non è riuscita a identificare Zorka, scoprendo dove viveva e quali fossero i suoi contatti. Il 27 luglio Daniel e la sua mamma si sono visti per una videochiamata via Facebook. Lui era seduto sui gradini della rocca di Forlimpopoli, «un’emozione fantastica», che rispetto a quella di vederla dal vivo davanti agli occhi però è solo poca cosa. «Mi sento come se stessi rigenerando il mio animo, come se se avessi fatto una trasfusione di sangue, di energia vitale», racconta, cercando di vincere la difficoltà di trovare le parole.

Tanto dolore

L’aver ritrovato colei che lo ha dato alla luce, però, ha portato in superficie anche traumi e dolori del passato. Altri, da aggiungere alla sofferenza del distacco, che con l’adozione di Daniel da parte della famiglia Giulianini di Forlì poteva essere definitivo e irrimediabile. «Avendomi, sulla carta, abbandonato, anche se mi veniva a trovare tutte le domeniche, mia mamma aveva perso la possibilità di mantenersi in collegamento con me. Mi aveva abbandonato perché era rimasta sola, mio padre era morto in un incidente stradale e non poteva mantenermi. Io ero appena nato, non ricordo nulla». «L’ho scoperto adesso - racconta, lucido, fermo - ma ho scoperto anche un’altra cosa: che avevo anche un fratello nato da una seconda relazione, che poi è morto. È annegato in un pozzo quando era un bambino».

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