Lugo, "siamo andati al mare, poi la casa è crollata"

Non c’erano riuscite le bombe della Seconda guerra mondiale a buttarla giù. E nemmeno l’usura dei suoi novant’anni. Sono bastati pochi minuti invece alla violenza del vortice d’aria che sabato pomeriggio quella casa colonica di via Purgatorio a Belricetto l’ha inghiottita e demolirla pezzo per pezzo. Tutto intorno solo macerie, come una casetta dei Lego caduta dalle mani di un bambino.

Così se l’è trovata la lughese Rita Salvatori, molto nota in città per il suo impegno in politica: attualmente è consigliera comunale del Partito Democratico.

«Quella era la nostra casa, dove sono nata e cresciuta e dove ha vissuto mio padre fino all’anno scorso – ricorda la donna piangendo -. L’altro pomeriggio sono stata avvisata dalla vigilanza perché l’impianto di videosorveglianza era stato divelto facendo scattare l’allarme. Quando mi hanno inviato le immagini che trasmettevano le telecamere, subito non ho capito cosa stava accadendo, ma quando ho visto tutte quelle macerie sparse ovunque non mi sembrava vero. Impossibile da descrivere».

Pietrificata. Lei, così come lo è diventata l’area su cui si sono accumulate quelle migliaia di pietre che in per decenni sono state delle solide pareti.

Solamente due mesi fa, peraltro, quell’abitazione era stata sommersa da oltre un metro di acqua. L’alluvione l’aveva solo scalfita e per Rita il peggio sembrava essere passato. La sfortuna invece ha voluto che, probabilmente, quell’area sia stata una delle ultime nelle quali quelle violente raffiche di vento sono confluite dopo aver devastato Voltana e pochi minuti prima Alfonsine. Lei almeno è salva. “Per un soffio”, si direbbe, ma in questo caso il termine sembra paradossale.

«Forse siamo vivi per miracolo – conferma Rita -. Ogni sabato infatti venivamo qui in campagna per stare un po' al fresco, ma l’altro ieri mio figlio è voluto andare al mare. Se avessimo visto la tempesta arrivare, ci saremmo rifugiati subito dentro casa, finendo per essere sepolti da queste macerie. Ma noi vogliamo ricostruirla. Qui ci sono troppi ricordi».

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