Lugo, alluvione, gli esperti: Mai più trascurare manutenzione e prevenzione

Un fiume di gente per capire cosa può provocare un fiume vero. Soprattutto quando molti di questi attraversando un territorio circoscritto, la Romagna, vengono sovraccaricati da 781 milioni di metri cubi di pioggia e simultaneamente non riescono più a trattenere la furia dell’acqua.
L’altra sera non c’era più un posto libero, nemmeno in piedi, all’interno del salone Estense della Rocca di Lugo e così almeno una cinquantina di persone pur di non perdersi quelle testimonianze sono rimaste ad ascoltare all’esterno mentre tante altre hanno seguito la diretta streaming.
Un vero successo l’incontro organizzato dal consigliere comunale e docente Davide Solaroli in merito ai recenti allagamenti.
Il nome scelto, “Luci e ombre sull’alluvione”, è un po' la sintesi di quello che hanno spiegato in un linguaggio molto comprensibile i tre relatori: il noto meteorologo Pierluigi Randi, il geologo Paride Antolini e Stefano Orlandini, professore di Costruzioni idrauliche e Idrologia presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Modena e Reggio Emilia.
Il punto su cui tutti concordano è che manutenzione e prevenzione non possono essere più trascurate e il riconosciuto cambiamento climatico non può essere usato come alibi.
«Negli eventi di piena che, come nell’ultima alluvione, statisticamente possono presentarsi ogni 200 anni – ha spiegato Orlandini – la spesa che sosterremo come comunità ammonta a 8 volte quella che dovrebbe essere la corretta prevenzione. E accorciandosi il tempo di ritorno (la probabilità che si verifichi quell’evento nell’arco degli anni) questa proporzione aumenta. Un sistema ben dimensionato è in grado di gestire questi eventi, come invece non potrebbe per ciò che la probabilità fissa ogni 500 anni».
Il pubblico, proveniente anche da comuni limitrofi, ha apprezzato molto le considerazioni del professore. Lo stesso che, peraltro, dal lontano 2014 sottolinea l’incidenza di tane di animali fossori (in primis istrici, tassi e volpi) nelle rotture degli argini durante le piene. Ma non solo.
Per scongiurare un’alluvione, l’esperto ha ribadito la pericolosità della vegetazione invasiva e dell’eccessiva sedimentazione dell’alveo, auspicando anche un cambio di passo sulla gestione delle emergenze. Da realizzare invece arginature, casse di laminazione e serbatoi montani, visto che da quei luoghi si sono riempiti i fiumi.
Orlandini, peraltro, ha spiegato che non c’è una formula magica per prevenire questi fenomeni estremi e limitarne gli effetti catastrofici, ma certamente c’è un metodo razionale, che è quello di Emil Kuichling: mettere in relazione dati come dati portata del fiume con periodo di ritorno, coefficiente di deflusso, intensità di precipitazione, tempo di corrivazione o di concentrazione e area drenata.
Tante le domande arrivate dalla platea e tante altre verranno formulate. Già, perché in calendario c’è un secondo incontro nel quale, dopo la panoramica generalizzata dell’altra sera, il focus si concentrerà su quanto accaduto nel Lughese.
«I tanti messaggi dei miei concittadini alluvionati che ho ricevuto in queste settimane mi hanno spinto a organizzare questa serata e la partecipazione è andata oltre ogni aspettativa – ha commentato l’organizzatore, Davide Solaroli -. La gente vuole sapere, capire, risposte. Il mio ruolo è stato semplicemente quello di creare le condizioni per metterla in relazione con chi ha titoli e competenze per rispondere alle loro domande. Luci e ombre, appunto, che necessitano di altri approfondimenti per cristallizzare la verità. Questo infatti è solo il primo passo – sottolinea -. Nelle mie intenzioni c’è di organizzare a breve un secondo incontro, soffermandosi sulla nostra città, probabilmente in uno spazio verde all’aperto che possa contenere le centinaia di persone desiderose di capire cosa è successo e cosa pretendere perché non accada mai più».