Libri: Johnny Cash - L’autobiografia

Johnny Cash, scomparso nel 2003, è stato uno di quegli artisti capaci di trascendere con la propria forza espressiva i confini del genere d’appartenenza (nel suo caso, il country). Uno dei pochissimi cantanti ad aver venduto più di novanta milioni di dischi, anche se alcune delle sue canzoni, per dirla con le parole di Quentin Tarantino, “come i romanzi di Jim Thompson, erano odi alla mentalità criminale”. Un musicista poliedrico, oscuro e moderno, in grado di trasporre in versi la storia d’America, attraverso tre filoni tematici principali: Dio, Amore e Delitto [“Osservo da vicino questo mio cuore / Tengo continuamente gli occhi aperti / Tengo liberi i capi delle corde, per quel nodo che ci tiene legati / Visto che sei mia, righerò dritto / Trovo che sia molto, molto facile essere onesto / Mi ritrovo solo quando il giorno finisce / Sì lo ammetto, sono pazzo di te / Visto che sei mia, righerò dritto” (I Walk The Line); “C’è uno sgabello lungo la strada verso la libertà / Come uno zingaro colpevole in gabbia / Spesso l’orizzonte non è stato sempre limpido / Ma dopotutto, non lo sono neppure i sogni / I giorni scorrono uno dopo l’altro / Come un favo pieno d’api indaffarate / E spesso mi ritrovo a desiderare / Di poter bere nuovamente l’acqua del pozzo di casa / Ho visto tutte le città splendenti / Stagliarsi contro il cielo del tramonto / Ho visto il peggio della vita, e ne sono uscito / Ho visto molti uomini forti morire / Oh, cuori tormentati e menti afflitte / E tutte le cose che ho visto / Mi fanno sempre tornare all’acqua del pozzo di casa / Prego sempre un giorno di poter tornare / All’acqua del pozzo di casa” (Waters From The Wells Of Home); “Ho perso la strada ad El Paso, mi sono fermato per farmi una mappa / Ho sbagliato direzione a Juarez con Juanita tra le braccia / Me ne sono andato a dormire a Shreveport, mi sono svegliato ad Abilene / Chiedendomi perché diavolo sono ricercato in qualsiasi posto / Ricercato ad Albuquerque, ricercato a Syracuse / Ricercato a Tallahassee, ricercato a Baton Rouge / C’è qualcuno pronto a catturarmi dovunque vada / E dovunque tu guardi stanotte puoi intravedermi / Ricercato in California, ricercato a Buffalo / Ricercato a Kansas City, ricercato nell’Ohio / Ricercato nel Mississippi, ricercato nella vecchia Cheyenne / Dovunque tu guardi stanotte puoi vedere questo ricercato” (Wanted Man)].

Questa autobiografia, pubblicata per la prima volta nel 1997 e ora riproposta da Baldini+Castoldi, racconta, in modo disarmante e schietto, gli alti e bassi di una carriera inimitabile, le difficoltà e i trionfi, i concerti e la solitudine, i guai giudiziari e la dipendenza da antidolorifici, evitando le trappole dell’autocelebrazione e del rimpianto. Un volume - considerato da molti come uno dei migliori libri di musica mai scritti - che offre al lettore una chiave d’accesso per entrare in maniera più approfondita nell’universo esistenziale e artistico di quello che, non a caso, era soprannominato “the man in black” [“Ci sono cose che non vanno mai per il verso giusto / E ci sono cose da sistemare in ogni posto / Ma finché non faremo noi la prima mossa per cambiare la situazione / Non mi vedrete mai vestito di bianco / Mi piacerebbe indossare i colori dell’arcobaleno / E dire al mondo che va tutto bene / Ma cercherò di farmi carico di quello che non va / E finché le cose non andranno meglio, sarò l’Uomo in Nero” (Man In Black)]. Il cantore dei loser, degli emarginati, degli oppressi, “degli uomini che peccano e poi si pentono, della carne che sputa sangue”. Artefice di una musica che nei momenti più alti si presentava all’ascoltatore totalmente priva di orpelli, spaziando dal country al blues, dal gospel al rockabilly, dal doo-wop al folk, fino ad arrivare alle canzoni di protesta. Molto ci sarebbe da dire sulla voce calda, tenebrosa, baritonale del Nostro; sul suo boom-chicka-boom (una struttura ritmica che ricordava lo sferragliare di un treno…); sui testi che non disdegnavano l’umorismo e i giochi di parole. Ma forse bastano le poche righe scritte da un altro artista che non ha certo bisogno di presentazioni: “Se dovessi parlare della musica di Johnny Cash, sceglierei una sola canzone: Big River. L’elemento chiave di questo brano è il profondo battere del passo, da forzato alla catena, della chitarra ritmica acustica. Non si può realizzare un vera cover di questa canzone se si trascura questo particolare. La versione incisa è forse la cosa più grande che Johnny abbia mai fatto. La canzone è costruita sulla chiamata-e-risposta eseguita dalla chitarra acustica, e le chitarre assecondano il ritmo con questo continuo masticamento. Ci sono una frase-ombra e una frase-eco, come il tonfo dei passi di una fila di forzati. Come se qualcuno, alla fine, stesse tagliando un pezzo di legno a colpi d’ascia” (Bob Dylan).

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui