Le "Smart cities" di Carlo Ravaioli all'Augeo di Rimini

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Nell’anno del centenario di Italo Calvino e delle sue “Città invisibili”, le città di Carlo Ravaioli non solo sono visibilissime, da oggi all’Augeo Art Space di corso d’Augusto 217 a Rimini (vernissage dalle ore 18). Ma sono anche città intelligenti, “Smart cities” in cui risalta la sillaba art. Sì, perché gli agglomerati urbani dipinti dall’artista ravennate, che vive a Cervia, sembrano rispondere alla lettera alle considerazioni di Marco Polo: «D’una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda».

E ricordano pure la città incantata di Hayao Miyazaki (film vincitore dell’Orso d’oro a Berlino), e caso finora unico nella storia dell’animazione giapponese che vinse anche l’Oscar nel 2003. E il pensiero può correre anche a “La città ideale”, il dipinto databile tra il 1470 e il 1490 conservato nella Galleria Nazionale delle Marche a Urbino: chiunque lo realizzò (si parla di Piero della Francesca, Luciano Laurana, Francesco di Giorgio Martini), ipotizzò una città perfetta quale poteva essere nel Rinascimento.

Ma il tema è sconfinato: da “Le mani sulla città” di Francesco Rosi a “Macchine mortali”, film del 2018 ambientato in un futuro distopico post apocalittico, tratto dall’omonimo romanzo di Philip Reeve dove esistono città che “mangiano” letteralmente altre città più piccole!

E ancora la Città Proibita, il palazzo imperiale delle dinastie Ming e Qing, situata nel centro di Pechino. Per non parlare di tutte le città d’oro della storia, da quelle degli egizi all’Eldorado degli indigeni americani.

E oggi, in cui si ipotizza nei paesi arabi una città lineare in grado di “tagliare” il deserto, e in cui tutto è costruito in altezza e lunghezza, ma non in larghezza (ma l’artista romagnolo già nel 2014 aveva ipotizzato una lunga città-aquilone...), le città di Ravaioli sono un esempio di circolarità tipicamente italiana, e di perfetto inserimento nel paesaggio: ve ne sono alcune adagiate dentro o attorno a un vulcano, altre simili ad arche volanti, altre a forma di medusa; alcune con le ruote, altre con le vele; altre ancora su palafitte, bonsai o monumentali...

Sono città adatte ai filosofi, infinite e infinitamente complesse. Affastellate, abbarbicate su loro stesse, che abbisognano di quattro livelli di percezione per essere comprese: quello subliminale, poi l’istantaneo, quindi la vista d’insieme e infine l’approfondimento. Nel 2008 sembra trovare la sua tecnica definitiva a metà strada tra la pittura e il disegno architettonico del paesaggio. Ma quello di Ravaioli è un percorso, e sembra di vederlo salire e scendere lungo le infinite scale cittadine alla ricerca di un nuovo modo di procedere. E, in fondo, di vivere.

Una macchinafatta ad... arte

Carlo Ravaioli ha anche decorato una macchina della Ocrim esposta negli stabilimenti della Paglierani di Torriana che tra non molto verrà trasferita negli Usa dove un “mugnaio” la integrerà nel reparto macinazione. Così l’opera decorata da Ravaioli parteciperà alla magica trasformazione del grano in farina e quindi infine diventerà pane.

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