Le "Mirabilia" di Silvia Camporesi in mostra a Bagnacavallo

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Un viaggio in Italia, spiega l’autrice Silvia Camporesi, alla ricerca di luoghi speciali, nato dalla sua curiosità per l’eccentricità di edifici costruiti dall’uomo così come per la bizzarria di siti modellati dalle forze della natura. Non da turismo “mordi e fuggi”, ma sorprendenti testimonianze di come lo stupore, un “senso assoluto della meraviglia” lasci un segno visibile nella partecipazione emotiva con cui li si scopre e li si contempla.

Mirabilia, s’intitola il volume da poco dato alle stampe per Corraini, che l’affermata fotografa forlivese, che ha focalizzato negli ultimi anni la sua attenzione sul paesaggio italiano, presenterà nel corso dell’evento Impressioni, in programma oggi alle 18.30 al teatro Goldoni per l’apertura dell’edizione 2023 della Festa di San Michele.

Il paesaggio urbano, tema guida di questa edizione, sarà indagato attraverso il cinema e la fotografia grazie alla partecipazione insieme a Silvia Camporesi di Walter Veltroni, in dialogo con Andrea Valmori dell’associazione Filmeeting, che cura l’iniziativa assieme al Comune.

Veltroni e Camporesi effettueranno un percorso per immagini attraverso i linguaggi di due forme d’arte vicine e al contempo profondamente diverse, in cui la mano autoriale di chi li realizza si mescola alle suggestioni della storia. Parteciperà la sindaca di Bagnacavallo Eleonora Proni.

I piccoli vulcani delle “Salse” a Fiorano Modenese, l’incredibile meccano gigante della “casa volante” di Castelnuovo di Magra, il Mudeo Agostinelli di Dragona, il parco di Villa Rossi nella veneta Santorso, il tempio ipogeo dell’umanità Damanhur di Vidracco (Piemonte), la “città di pietra” creata a Scarzuola da Renato Buzzi… Sono solo alcune delle tappe di questo catalogo di forme estrose, di capricciose bizzarre create dalla mano dell’uomo o dalla natura.

Camporesi, in che maniera ha voluto mostrare che «fare luoghi, peregrinare tra il reale e il fantastico, è da sempre una delle più forti declinazioni della fotografia»?

«Qui c’è davvero di tutto. È un libro denso di contenuti e averlo fra le mani è per me la realizzazione di un desiderio. Il design grafico è stato messo a punto da quel genio di Leonardo Sonnoli che ha creato un carattere ad hoc per me, un po’ circense. Ad accompagnare le immagini un elogio della geografia scritto da Franco Arminio, una riflessione sull’incanto di Maria Vittoria Baravelli e un profondo testo-intervista di Cesare Pomårici».

Come ha accomunato grande impegno realizzativo e coinvolgimento emotivo?

«Questo progetto è iniziato nel 2015, mentre terminavo il lavoro del libro precedente Atlas Italiae, dedicato ai paesi abbandonati. Fra un paese e l’altro mi capitava di visitare musei bizzarri, formazioni naturali e sorprendermi di scoprire un’Italia così ricca di luoghi insoliti. E l’insolito è il mio focus principale nelle ricerche fotografiche. Così nel 2017 ho iniziato in maniera organizzata e programmatica a visitare varie regioni, mappando l’Italia secondo i tag “bizzarro, insolito, inusuale”».

In che modo questi luoghi appaiono come testimonianze di stupore e meraviglia?

«Sono luoghi non sempre facili da raggiungere o trovare aperti, ci sono storie che li connotano e li rendono speciali; in generale si tratta di luoghi portatori di un’idea di bellezza un po’ fuori dagli schemi. Come scrive Franco Arminio nel testo introduttivo al libro: l’Italia delle meraviglie non finisce mai».

Immagini, aggiunge l’autrice, che ha voluto renderle vicine alla sua immaginazione, come poste “sotto vuoto”, come frutto di una visione carica del mistero che c’è dietro la realtà…

«Io vedo la realtà come un caos complicato e fotografare è mettere ordine, escludere e salvare al tempo stesso. Il concetto di “mettere sotto vuoto” è calzante perchè quel pezzo di realtà una volta fotografato e reso uguale a quello che avevo in mente (attraverso un uso importante di fotoshop, ad esempio) diventa immutabile, eterno, assoluto».

Qualche esempio di questa elaborazione visiva e fantastica?

«Le immagini di Mirabilia riguardano tutte luoghi che esistono veramente, anche se sono stati “aggiustati” in post-produzione. A volte mi capita di identificare un luogo che appartiene all’immaginazione o che per qualche motivo è irraggiungibile; in quel caso uso altri stratagemmi, come la creazione del modello in scala dello stesso luogo, fotografandolo nella giusta prospettiva per renderlo credibile come luogo reale. Così è accaduto con l’immagine del bosco bianco ispirata a una scena mai girata da Antonioni in Deserto Rosso, o per L’Isola delle rose, ormai luogo inesistente, che ho ricostruito basandomi sulle fotografie dell’epoca. Per me non c’è alcuna distinzione fra i due tipi di immagine, perché la fotografia è innanzitutto immaginazione».

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