Le autorità politiche di Riccione in pista al Veglione tricolore

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A partire dalla metà degli anni Venti la stampa – fonte primaria di tutte le informazioni che ci consentono di comporre queste settimanali “Pagine” – si esprime con un’unica voce editoriale: quella compiacente al regime fascista. Giudizi dissenzienti o addirittura critici sugli accadimenti che di volta in volta andiamo ad estrapolare dai periodici non ce ne sono. Nonostante ciò, anzi nella consapevolezza dei limiti imposti alla libertà d’espressione, noi continuiamo a sbirciare la cronaca di quegli anni e a sincronizzarci con lo spirito di quel tempo orientando l’indagine sulle notizie riguardanti Riccione – notizie che spesso sono semplici “sciocchezzuole”, come direbbe Ettore Petrolini, che in questo periodo con le sue beffarde parodie miete successi in tutti i palcoscenici italiani – reperibili tra le colonne de Il Popolo di Romagna. Detto questo, andiamo a parlare del ballo e di come la politica riesca ad insinuarsi anche negli strisciamenti sincopati di questa «coinvolgente passione».

L’appuntamento mondano da non perdere, soprattutto se si vuole stare al passo con i nuovi tempi, è il Veglione tricolore che si svolge al Teatro Dante. Sul parterre di questo fascinoso ritrovo s’incontrano le autorità politiche, civili e militari più in vista di Riccione e paesi limitrofi e in uno sfolgorio di briosa raffinatezza fanno passerella «le più eleganti damigelle del circondario». Il “Tricolore” del 1929, fissato per il 26 gennaio, cade in un periodo di freddo intenso, con scrosci di pioggia e vento gelido, e proprio a causa di questa particolare condizione atmosferica l’evento registra una partecipazione molto ridotta. Qualcuno dovendo stilare il resoconto della serata dirà che «erano più gli assenti dei presenti».

Tra gli “impavidi” che firmano il cartellino del tradizionale galà non mancano il segretario del fascio Demetrio Francesconi, i membri del direttorio, il commissario prefettizio Sanzio Serafini, qualche autorità militare e «alcuni ospiti delle città vicine». Il Popolo di Romagna del 12 febbraio 1929 nel riferire i particolari della festa danzante parla ugualmente di un trattenimento animato, caratterizzato «da graziosi cotillons e dall’elezione della “reginetta” nella persona della signorina Dina Leardini». Una serata, stando a quanto racconta il foglio, «con sfarzose toilette femminili», veri e propri «capolavori della moda»; acconciature all’ultimo grido e tanta chincaglieria à la page sul décolleté delle signore.

Tra le righe di questa cronaca rosa, tuttavia, si intuisce che il veglione non riuscì vivace e allegro come quello del precedente anno. Per non parlare poi del “Tricolore” del 1927, che negli annali di questa spensierata “festa patriottica” è registrato come il più smagliante della serie. Ricordiamolo. Il party si svolse sabato 5 febbraio al “Teatro Kursaal” – allora il Dante veniva ancora chiamato “alla tedesca” – addobbato per l’occasione «con molto lusso e grazia». Organizzato dal fascio e dalla associazione dei combattenti, il ballo ebbe una marea di ospiti, molti dei quali esponenti di rilievo del direttorio federale a cominciare da Claudio Brunelli. Facevano gli onori di casa Silvio Lombardini, allora commissario prefettizio del Comune, e Sanzio Serafini, segretario politico. I giornali scrissero che non si erano mai viste «tante dame e tanta leggiadria, tanto sfarzo e tanto buonumore». I cronisti si sbizzarrirono nella descrizione delle toilette femminili; pettegolarono di donne affascinanti dai «capelli corti “virgolettati” sulle guance», di abiti scivolosi che «scoprivano le ginocchia», di scollature che si allargavano facendosi avventurose, di lunghissime collane di perle e poi di labbra coperte di rossetto, di sguardi, di sorrisi, di sgambettamenti... . Le danze «iniziarono alle ore 21 e si protrassero fino al mattino seguente». L’elezione della “reginetta” fu il momento più coinvolgente: dopo frenetiche consultazioni risultò eletta la signorina Teresina Marchetti, mentre Pina Renzi e Nella Bisi si classificarono rispettivamente seconda e terza e assunsero i ruoli di “damigelle d’onore”(cfr. Il Popolo di Romagna, 13 febbraio 1927).

Pina Renzi, poliedrica e talentuosa attrice, nasce a Morciano nel 1901 e muore a Riccione – suo Comune di residenza – nel 1984.

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