"Lavoro ma in 9 mesi non ho trovato una casa in affitto a Rimini": l'odissea di una donna albanese

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«Da agosto sto cercando tutti i giorni una casa in affitto per una giovane famiglia albanese composta da moglie, marito e un bambino di sei anni». A raccontare il vero e proprio dramma di una donna albanese di 33 anni e della sua famiglia è Giorgio Giovagnoli, ex presidente del consiglio comunale, che affida a una lettera la sua costernazione e il suo «senso di impotenza» per non riuscire a trovare una sistemazione per una donna «che è veramente una bravissima persona». «In questi nove mesi ho fatto di tutto - racconta, cercando le parole per trasmettere la profondità della frustrazione comune a tutto il nucleo famigliare -. Alcuni amici avrebbero dato loro un appartamento, ma purtroppo siamo arrivati tardi e l’aveano già affittato. Per il resto è stato un susseguirsi continuo di “no”, tanto che Mira, (nome di fantasia per tutelare l’identità della donna albanese di 33 anni che preferisce non comparire, ndr) è dovuta ricorrere a un residence, dove però hanno alzato il canone, e adesso è arrivato a 50 euro al giorno».

Potrebbero pagare

Ad alimentare la sensazione di assurdità in riferimento alla situazione di cui Giovagnoli si è trovato ad essere partecipe, c’è il fatto che la donna abbia attualmente un lavoro con cui pagare l’affitto e le spese. «Lavora in un albergo a Rimini, ma anche come collaboratrice domestica a casa mia, e due volte alla settimana va ad assistere un anziano», spiega l’ex presidente del consiglio comunale, chiarendo che in questo modo Mira riesce a mandare avanti la famiglia. Il marito, infatti, al momento non lavora, e non riesce a farlo, sottolinea Giovagnoli, «proprio perché non avendo una casa dove prendere la residenza, non può essere assunto con contratto regolare. Altrimenti, lui un lavoro l’avrebbe trovato: come operaio nel settore edile per 1.500 euro al mese».

Sfratto imminente

E il problema per Mira e la sua famiglia non è solo economico. «Oltre al fatto che il pagamento del residence finisce per assorbirle quasi interamente quello che riesce a guadagnare, Mira, alla fine del mese di maggio, dovrà lasciare il residence». Avendo preso a cuore la situazione di Mira, Giovagnoli spiega quindi di aver continuato «tutti i giorni» a interessarsi per trovarle una casa. «E lo faccio tutt’ora, - aggiunge - contattando la Caritas e l’assessore ai Servizi sociali. Poi ho anche chiamato un amico prete della Curia col quale ero stato in Albania per portare aiuti nel momento del collasso di quel Paese. Anche lui, mi ha detto, che sta cercando una casa per una ragazza albanese che si trova nella stessa situazione di Mira».

L’appello

Di fronte all’emergenza concreta di assicurare a Mira, a suo figlio di sei anni e al marito, un tetto sopra la testa, l’ex presidente del consiglio comunale lancia un appello alla cittadinanza. «Se qualcuno leggerà questo appello e ha una casa da affittare lo comunichi, per favore, al mio cellulare che è questo: 340 5246479. Io poi contatterò la signora Mira. So che sono state trovate decine e decine di case, giustamente, per le famiglie ucraine fuggite da un’orribile guerra. Le persone come Mira e la sua famiglia non hanno bombe che cadono sulle loro teste o distruggono le loro case, ma non hanno, però, una casa dove andare». «Probabilmente - aggiunge - il padre e il figlio torneranno in Albania e Mira resterà a Rimini per poter lavorare. Un’altra famiglia verrà scomposta con tutte le conseguenze negative che ne deriveranno». Al momento, infatti, spiega ancora il riminese, Mira e il figlio hanno i documenti per restare in Italia, mentre il marito è in possesso solo di un permesso provvisorio. «A Rimini ci sono 200 alberghi dismessi e oltre 10mila case sfitte - conclude Giovagnoli - Perché il Comune non li acquista, trasformandoli in appartamenti da affittare a coloro che possono pagare un canone e non trovano casa?».

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